AUTOPSIA GIULIA TRAMONTANO: INCALZA LA TESI DEL DUPLICE OMICIDIO.

Iniziata l’autopsia sulla povera  Giulia Tramontano, la giovane ventinovenne incinta al settimo mese, uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello, il barman trentenne che per il momento dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione non consensuale di gravidanza. Siamo all’inizio delle indagini e ci sono ancora molti punti da chiarire per delineare in quadro accusatorio. L’autopsia può sciogliere molti dubbi. Una ipotesi da acclarare, come anche ipotizzato dall’Avvocato Giovanni Cacciapuoti legale della famiglia della vittima lasciando l’istituto di medicina legale di Milano dove è in corso l’autopsia sul corpo di Giulia è se quando Impagnatiello ha ucciso la sua compagna, nella loro casa di Senago, lei avesse iniziato il travaglio per la nascita del figlio. Perché si parla dell’inizio del travaglio per la eventuale modifica del capo di imputazione da interruzione non consensuale di gravidanza a duplice omicidio? Innanzitutto bisogna dire che l’omicidio è un delitto contro la persona. L’omicidio doloso, comunemente detto omicidio volontario, in diritto penale è il delitto previsto dall’articolo 570 del codice penale e che consiste nel provocare volontariamente la morte di un’altra persona. La norma menzionata fa riferimento quindi al concetto di persona, tale da intendersi un individuo dotato di propria autonomia, vivente quindi a prescindere dalla madre. Da sempre dottrina e giurisprudenza si sono interrogati sull’applicazione giuridica dell’istituto al nascituro, al concepito ed al feto e disparate sono state le pronunce giurisprudenziali così come disparati sono gli interventi della dottrina. In passato, si considerava il feto privo di capacità giuridica, non persona ma oggetto di tutela per cui in tale ottica per la sua morte non era possibile imputare responsabilità a titolo di omicidio sia doloso che colposo atteso che entrambe le norme fanno riferimento espresso alla persona in quanto tale, capace giuridicamente ed entità autonoma. La Cassazione in più di una sentenza riconduce lo spartiacque nella applicazione di un istituto piuttosto dell’altro al momento del travaglio (Cass. Pen. Sez. V , 21 ottobre 2008, n. 44155 e Cass Pen, Sez. IV, 20 giugno 2019).  Il travaglio, infatti, viene identificato come l’inizio della “autonomia” del nascituro e pertanto si ritiene tale momento sia il confine tra l’applicazione dell’articolo 570 codice penale piuttosto del 593 ter relativo all’interruzione di gravidanza non consensuale punita con la reclusione da 4 a 8 anni. Ma è davvero così? Il miglioramento delle possibilità di sopravvivenza dei bimbi prematuri è stato oggetto di una ricerca uscita su Jama Pediatrics. Gli esperti del Centro di Medicina dell’Università di Rochester, negli Usa, hanno verificato che attualmente su 100 piccoli nati molto prematuri, alla 22ma settimana, 30 tornano a casa con i genitori. Dieci anni fa la percentuale era molto più bassa, circa il 7%. Grazie alle cure avanzate disponibili oggi, oltre la metà dei neonati venuti al mondo anche solo una settimana dopo oggi riesce a farcela. Lo studio ha esaminato gli esiti di 10.877 bambini nati a 22-28 settimane di età gestazionale tra il 2013 e il 2018 in 19 centri medici universitari degli Usa. I ricercatori hanno scoperto che il 78,3% dei bimbi nati prima della 28ma settimana di gestazione, quindi in epoca molto precoce, è sopravvissuto fino alla dimissione, in aumento rispetto al 76% della precedente rilevazione effettuata nel periodo 2008-2012 (fonte www.bimbisaniebelli.it). La letteratura scientifica si è più volte interrogata su quando inizia la vita umana, ovvero se inizia con il concepimento o dopo i primi tre mesi. Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina nel 2008: “un embrione diventa un essere umano quando inizia a formarsi il sistema nervoso, cioè un po’ prima del terzo mese di gravidanza. […] un uovo fecondato non può essere ancora considerato un essere umano”. Marco Musy, urologo e docente presso l’Associazione Italiana di Sessuologia Clinica: “Indubbiamente è vero che la soppressione dell’embrione impedisce oggettivamente al futuro individuo di esistere. Tuttavia la conclusione che l’aborto equivalga all’omicidio nasconde un grave errore logico e se vogliamo essere razionali occorre spingere i ragionamenti fino in fondo per capire che le cose non stanno così”.  Ha senso ricerca l’inizio del travaglio? Sarebbe oggi possibile ipotizzare di definire un criterio differente, che tenga conto per casi come quelli di Giulia della possibilità di vita del feto? Se Alessandro Impagnatiello avesse chiamato i soccorsi dopo aver ucciso la compagna, il feto sarebbe potuto sopravvivere?  L’assassinio di Giulia, ha stimolato la maggioranza di governo a presentare una proposta di legge per introdurre il reato di duplice omicidio se ad essere uccisa è una donna incinta, con  gravidanza superiore ai 90 giorni. Tra l’altro il  periodo di riferimento dei 90 giorni è proprio quello che, secondo la legge sull’aborto, permette l’interruzione legale della gravidanza. Oggi, rientra tra i soggetti passivi del reato di cui all’art. 575 c.p. il “feto nascente” e prima di questo momento si applica il diverso reato di “interruzione di gravidanza non consensuale”. (@deemy)

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