Premesso che salvare la vita umana in mare costituisce un preciso obbligo degli Stati e prevale su tutte le norme e gli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione clandestina, la Convenzione SAR (Convenzione Internazionale sulla Ricerca e il Salvataggio Marittimo, adottata ad Amburgo il 27 aprile 1979, alla quale e’ stata data adesione ed esecuzione con legge 3 aprile 1989, n. 147) disciplina le modalità per ottemperare all’ obbligo di soccorso e assistenza delle persone in mare. Lo svolgimento del servizio di ricerca e soccorso nel nostro paese trova compiuta disciplina ed attuazione nel DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 settembre 1994, n. 662, Regolamento di attuazione della legge 3 aprile 1989, n. 147, concernente adesione alla convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, adottata ad Amburgo il 27 aprile 1979, e rientra nella competenza primaria del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che si avvale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia costiera. L’Ammiraglio Nicola Carlone Comandante Generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera – nei giorni scorsi è stato audito in commissione Trasporti della Camera dei Deputati. L’Ammiraglio ha risposto alle domande dei parlamentari spiegando preliminarmente e compiutamente il fondamento del soccorso in mare e l’attività svolta dalle Capitanerie di Porto per la salvaguardia della vita umana. Carlone ha spiegato che, “Il soccorso svolto da un organizzazione dello Stato professionale come la nostra è un’attività che, seppur in emergenza, richiede disciplina ed organizzazione, non estemporaneità o improvvisazione. Per questo la Guardia Costiera ha sempre operato e opera su una base giuridica certa e stabile” . Ha parlato poi di responsabilità penale degli operatori addetti sottolineando che “C’è la responsabilità penale diretta e personale dei nostri operatori, siano essi in mare o nelle centrali operative”. Ha fugato ogni dubbio su eventuali interferenze esterne nella gestione operativa dei soccorsi, affermando che “Non vi sono ordini, disposizioni o suggerimenti che, da qualunque parte vengano, possano farci derogare da questo modello”. Ha parlato anche della mancata e difficolta nella collaborazione con gli altri stati, sottolineando che “L’assenza o inadeguatezza” degli apparati di soccorso degli altri Paesi frontisti fa sì che, in ossequio alla Convenzione di Amburgo, quando noi veniamo a conoscenza di unità” bisognose di soccorso, “anche se queste si trovano fuori dalla acque di responsabilità italiana, c’è l’obbligo di intraprendere le azioni necessarie e continuare a coordinare i soccorsi”. Questa, ha spiegato, “ che ormai, è una prassi frequente“. “Le nostre unità sono sempre più impegnate nell’operare a distanze elevatissime dall’Italia e questo sta determinando un logorio del nostro strumento aeronavale: servono interventi urgenti di adeguamento”
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