Ma è così utopistico attuare l’orizzonte del rispetto a priori? Per una democrazia dell’accoglienza e la pari dignità sociale.
Pensare che i diritti civili dei soggetti fragili, delle minoranze, siano “affar loro”, e non nostro, di tutta la società, è un grande errore, è uno dei passaggi sbagliati che dominano sovente il pensiero collettivo, con abile manipolazione dei media e delle informazioni che ci arrivano. Noi e loro. Pensare che la discriminazione verso le persone omosessuali, o verso uomini e donne trans, o il razzismo, siano problemi che non ci riguardano, è fallace convinzione. Perché? Perché la violenza, le politiche dell’odio, gli atti denigratori contro i bersagli della cattiveria ci riguardano eccome, nel momento in cui parliamo di una società civile, libera dal cancro della persecuzione del più debole, volta alla pari dignità delle condizioni di vita, come ci rimembra un passaggio cardine dell’art. 3 della nostra Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”. L’odio è germe della violenza, la rabbia evoca il disprezzo, il bullismo provoca vittime e danni sovente irreversibili. Andiamo un attimo oltre le schermaglie odierne della politica, e le strumentalizzazioni polarizzate del discorso pubblico, per ricordarci di coloro che invisibili, troppo spesso sono vittima designata di discriminazione, bullismo, angherie. Ah, il rispetto, una di quelle dimensioni che appaiono dimenticate, troppo spesso a partire dal linguaggio, ancor più verso i soggetti portatori della cosìddetta “differenza”, quest’ultima è magari a volte solo nell’occhio di chi guarda, di chi è stato cresciuto con una certa cultura, con discorsi a direzione unica e non vuole accogliere anche il prossimo che manifesta differente orientamento sessuale, o fluidità di genere, o si ritrova a vivere un ruolo differente dal proprio sentire o essere, o presenta un differente colore di pelle. Delle differenze, nel 2021, non bisognerebbe più discorrere in termini di odio, anzi bisognerebbe dimenticarle, non sottolinearle: questa sarebbe la vera inclusione, accoglienza, integrazione. E i giovani? Là, tra quei banchi di scuola, a volte nasce l’offesa e l’atto violento che sono rivolti allo studente, o alla studentessa che, di queste “coloriture”stigmatizzate è portatore. Il bullismo che si fonda sull’odio genera fin dagli albori le vittime del futuro, la devianza, le distorsioni di una democrazia che invece deve accogliere, abbracciare, riconoscere, contrastare a viso aperto ogni focolaio di ghettizzazione. Combattere la discriminazione che genera violenza, lottare per il riconoscimento dei diritti civili è il dovere di un paese che voglia definirsi democrazia dell’integrazione, non è appannaggio della sinistra, né della destra o del centro: è un terreno di conquista che deve vederci tutti uniti, solidali, quei diritti che pensiamo di “pochi” sono evoluzione a vantaggio di una società civile nella sua interezza. Dobbiamo promuovere, riconoscere, realizzare la pari dignità sociale di tutti, senza eccezioni, esclusioni, particolarismi: questo è un fronte comune, che non deve presentare sterili divisioni. Certi diritti non sono negoziabili.
Dott.ssa Alice Mignani – Assistente sociale, Criminologa forense e Pedagogista giuridico