ALLARME: Aumento VIOLENZA DOMESTICA e assistita, TRAGICHE LE RICADUTE in BAMBINI E RAGAZZI: il rischio dell’ imitazione.
Le ultime sentenze e notizie riguardo l’aumento della violenza di genere e assistita, rendono necessaria una riflessione e un’azione; tanto più in merito a cosa accade alla parte più vulnerabile, ove siano presenti, ovvero quella dei bambini o dei ragazzi coinvolti, trascurati (es. casi in cui un padre uccide la compagna con i bambini chiusi in un’altra stanza). Dobbiamo immaginare che l’esito tanto tragico e drammatico di un misfatto di cui veniamo a conoscenza tramite le varie notizie di cronaca …è solo l’ultimo atto, spesso, di una dinamica già presente da molto tempo: una conflittualità della coppia, perpetrata e progressiva nell’intensità della sua violenza. Conflittualità a cui spesso i figli di questa coppia assistono, venendo a volte anche direttamente coinvolti. Ma per comprendere quanto questo sia grave per i ‘bambini’ presenti, quali ricadute importanti possa avere nella loro vita e, addirittura, come e se possa diventare motivo di imitazione nel loro modo di relazionarsi al mondo (con i loro pari)… dobbiamo fare un passo indietro: L’imitazione è la nostra principale e più raffinata forma di adattamento. I primissimi studi a riguardo dimostrano come il neonato già a 1/2 mesi di vita impari a rispondere agli stimoli esterni e soprattutto a imitare inconsciamente ciò che vede (Piaget). Cioè noi apprendiamo qualsiasi cosa della nostra vita interiore e comportamentale imitando i nostri adulti di riferimento (il papà e la mamma). L’imitazione, infatti, svolge un ruolo cruciale nell’interazione sociale sia nell’infanzia che in età adulta. Perchè? Abbiamo un importante sfera cerebrale (neuroni specchio) deputata proprio a questo, poiché nell’imitare noi sviluppiamo la nostra identità e senso di appartenenza. L’imitazione è forse la principale forma di comunicazione. Molti studi dimostrano che imitare è un ‘collante sociale’, essere imitati e imitare fa sentire più unite le persone, accresce perciò il senso di appartenenza ad una realtà familiare, amicale, relazionale. Per i bambini il senso di appartenenza ai proprio genitori è questione di sopravvivenza, perciò è indispensabile per loro imitarli. Pensate, allora, cosa accade quando il bambino osserva un comportamento violento del padre nei confronti della madre, o comunque, di una lite violenta tra di essi… più e più volte? Per lui i genitori sono esseri perfetti, non solo, fino all’ingresso dell’età della pubertà(che è anche l’epoca di massimo sviluppo cognitivo e fisico) ciò che sperimento dentro casa è l’unica realtà conoscibile; perciò se assisto a questi comportamenti violenti, la violenza diventa per me normalità. Pur provando un estremo disagio e sofferenza, questo bambino/a, sarà probabilmente portato ad imitarne le dinamiche con i suoi amici o fratelli. Cioè cosa accade nella realtà ? Nella più negativa delle ipotesi, ma non la meno probabile, il bambino, divenuto ragazzo potrà perpetrare la violenza, che è l’unica forma di comunicazione che conosce, ad esempio divenendo un bullo, un cyber-bullo oppure …diventando egli stesso una vittima di bulli, sviluppando gravi episodi depressivi. Troverà sfogo del suo disagio, fuori, attuando ciò che quel disagio lo ha provocato. E troverà magari ragazzi/ragazze con simile vissuto che imiteranno, per accentuare un senso di appartenenza al gruppo, i suoi atteggiamenti… qui lo sfociare di importanti eventi aggressivi e violenti tra gli adolescenti. Potremmo continuare con molti altri esempi… Per questo è fondamentale iniziare a riflettere connettendo queste drammatiche realtà (violenza di genere, violenza domestica, assistita e bullismo, depressione, suicidio giovanile) così da poter intervenire anticipatamente. (Dott.ssa Agnese Scappini – mail: [email protected] )