Femminicidi e violenze. Molestie e abusi, sopraffazioni. Umiliazioni. Stalking. Crimini odiosi. Un numero in crescita folle di tante giovani e giovanissime, violate nel corpo e nell’anima. Un universo di sofferenza e prevaricazione. Ci vogliono episodi di cronaca di violenza inaudita, di cinismo, di sopraffazione bieca per risvegliarci, per darci un effetto elettroschock. Qualche volta si tratta di violenza patita nel silenzio e non dichiarata – per paura, per vergogna, per difficoltà a ricevere ascolto e attenzione – altre volte denunciata, ammessa sommessamente – come un grido taciuto – o urlata con rabbia, in modo liberatorio. Il fenomeno della violenza contro le donne è un tema sempre più comune e si assiste in ogni angolo del paese e del mondo, obbliga quindi ad imprimere una decisa e decisiva accelerazione, senza esitazioni, sul piano della co-azione concreta, sia in campo legislativo sia sul più ampio terreno culturale e sociale. La violenza sulle donne, purtroppo, è un tema sempre più comune. Ribellarsi non è facile. Le donne vanno aiutate e ciascuno di noi ha il dovere di non voltarsi dall’altra parte, quando capisce che in casa di amici o di parenti si vive il dramma dei maltrattamenti. Ma il timore della denuncia è uno spettro che chi si occupa di difendere donne maltrattate ha imparato presto a conoscere. Ed è per questo che abbiamo chiamato l’avvocato Chiara Baiocchi, specialista in diritto di famiglia Chiara, riminese, classe 1977, fin da piccola sognava di diventare avvocato, spronata soprattutto all’idea che un legale può mettersi a disposizione e aiutare le persone in difficoltà. La figura dell’avvocato l’ha sempre affascinata. Per lei non rappresentava solo un ruolo da professionista ma l’immagine dell’avvocato raffigurava nei suoi pensieri il paladino della giustizia che doveva far trionfare il bene, portatore di luce e di regole. In più, con il tempo si è resa conto che, conoscendo la legge, oltre ad essere una persona lungimirante, avrebbe potuto difendere anche i diritti dei più deboli.
Avvocato, ci spieghi un po’ che dinamiche avvengono davanti ad una violenza.
“Non è facile far parlare chi è vittima di violenze. Si tende a giustificare in qualche modo il partner. C’è chi mi dice, per esempio, ‘magari se non gli avessi risposto male…o non avessi alzato la voce…Il mio sforzo è quello di far capire loro che questo non è amore. Spesso si decide di denunciare solo quando è qualcuno dell’esterno della famiglia a intervenire”.
Chiara non è solo un attento e responsabile professionista, ma è anche madre di due bambini di 7 e 9 anni, ed è sposata con Alessandro, il suo grande amore, a sua volta avvocato e che quindi conosce molto bene tutte le sfaccettature del loro lavoro e riesce a comprende lo stile così incalzante della vita della moglie, la incoraggia e la sostiene. È un legale completo, che non prende mai nessun caso trattato alla leggera, che non dà mai niente per scontato e per ogni problema che le si presenta, studia con particolare dovizia anche i minimi dettagli, premunendosi di reperire anche le pronunce giurisprudenziali più recenti ed aggiornate ma che si possono attagliare al caso di specie.
Come si fa a capire quando si è veramente di fronte un caso di violenza?
“Dopo tanti anni che faccio questo mestiere riesco quasi sempre a capirlo velocemente. Spesso incontro donne con il cellulare completamente rotto perché il proprio compagno o marito lo ha scaraventato a terra come un gesto estremo di non farle più comunicare con il mondo esterno. Le seguono, fanno mille domande, vogliono conoscere tutto e tutti. Le accompagnano ad un aperitivo con un’amica, dal parrucchiere a fare spesa. Le isolano dalla famiglia, le fanno sentire in colpa, fino a far credere loro che nessuno gli vuol bene, cercando di interrompere qualsiasi rapporto di amicizia esse abbiano. Inoltre va tenuto conto che spesso con vergogna si cerca di tenere il tutto nascosto il più possibile”.
L’avvocato Baiocchi ha intrapreso da subito la sua carriera legale seguendo quella che riteneva essere la sua vocazione e la materia di riferimento, il diritto di famiglia. Durante la sua esperienza ha seguito innumerevoli casi suddivisi fra separazioni, divorzi, questioni patrimoniali, diritto minorile. Ne ha visti tanti e davvero particolari nella sua carriera, ma ce ne sono due che sono rimasti particolarmente nella memoria.
Chiara, ci puoi raccontare, tra i tanti, un caso veramente difficile e che ti ha regalato enormi soddisfazioni?
“Certamente. Il primo che mi viene in mente è quello di una ragazza della provincia di Rimini. Tempo fa una mia amica mi ha telefonato dicendomi di prendere appuntamento per un caso difficile. Si trattava di una donna del circondario disperata di circa 40 anni che non riusciva a separarsi dal compagno in quanto lo stesso la minacciava di farle del male se solo avesse provato ad andarsene. La ragazza era distrutta, aveva due figli piccoli di cui uno appena nato con seri problemi, non possedeva una casa di proprietà, non aveva un lavoro né genitori vicini e non riusciva a trovare il coraggio di lasciarlo. Era terrorizzata. Lui era il classico uomo violento narcisista, di quelli che troppo spesso occupano le pagine della cronaca nera a danno delle compagne e mogli, che mortificava la compagna portando le altre donne in casa in presenza dei bambini. Inizialmente lei non parlava, è arrivata da me in lacrime, negava le violenze. Ma il mio lavoro non è solo burocrazia, è anche e soprattutto ascolto e, con anni di esperienza, riesci a leggere tra le righe anche ciò che la gente non dice. Per questo ho preso io le redini della situazione e ho ritenuto di attivare il codice rosso quando mi sono resa conto che la signora subiva non solo violenza psicologica ma anche fisica riportando segni evidenti sul corpo e seguendo non solo la mia coscienza ma anche quello che giuridicamente è giusto fare. C’è stata una lunga battaglia legale ma io ero certa che saremmo arrivate, unite, a capo della disputa e infatti abbiamo ottenuto l’affidamento esclusivo del figlio da parte della madre che ha potuto occuparsi del bambino con problematiche, ottenendo altresì la casa coniugale e il pagamento del mantenimento del minore. Ma non ho inteso fermarmi alla sola attività di legale… moralmente mi sono sentita di non abbandonare questa donna al temine delle vicende giuridiche, le sono stata vicina per quanto possibile, l’ho sostenuta e spronata affinché si rimettesse in gioco e aprisse una nuova attività commerciale come da suo desiderio. Con il tempo quel sentimento di mortificazione che si portava dietro da anni è scomparso e ha deciso di buttarsi in questa nuova avventura dove ha sviluppato la propria attitudine imprenditoriale diventando una capace commerciante e riuscendo, una volta emersa dall’incubo, a ritrovare serenità nella sua vita e più tardi anche un nuovo compagno”.
Esiste violenza anche al maschile?
“Si. In maniera diversa, ma esiste. Ti potrei raccontare davvero decine e decine di casi, ma uno di cui valga davvero la pena parlare è quello di un uomo della nostra zona. Una persona seria, quadrata, un padre affettuoso a cui era stato tolto affidamento dei suoi figli perché la moglie è risultato essere affetta da alcolismo. È stato accusato di essere suo “complice” e non meritare quindi di vedere crescere i suoi bambini conseguentemente affidati ai servizi minorili. La battaglia legale è stata dura, tortuoso ed estenuante ma, né il cliente né io, abbiamo mai mollato e con tanto impegno ed abnegazione siamo riusciti, con l’aiuto degli assistenti sociali e delle psicologhe, a ottenere l’affidamento esclusivo del padre, imprenditore conosciuto in tutto il territorio romagnolo. Sono orgogliosa del risultato anche perché questo è uno dei pochi casi in Romagna in cui è stato ottenuto affidamento esclusivo in così poco tempo e con così solerzia”.
Chiara è così, come la si vede, ha tanta sensibilità e ottime capacità di ascolto, la stessa si forma continuamente partecipando a corsi e seminari come allieva e come relatrice. I suoi clienti non sono numeri ma diventano parte del suo percorso e trovano in lei una professionista che li accompagnerà e guiderà nel percorso giuridico, sia stragiudiziale che giudiziale, con il massimo impegno ed abnegazione. L’arduo compito di un bravo avvocato matrimonialista è infatti quello di gestire e risolvere una situazione delicata e dolorosa come quella della fine di un matrimonio o un rapporto in genere.
Quella di ciascuna avvocata rappresenta una bellissima favola professionale, dai contorni indiscutibilmente tinti di rosa. Donne che anno dopo anno, a colpi di uragani e tormente, si sono viste riconoscere sempre di più la propria individualità. Per titoli e capacità mentali non solo possono, ma più correttamente devono essere equiparate ai loro colleghi uomini dai quali non le distingue professionalmente alcuna differenza, ma esattamente come ha fatto Chiara, è fondamentale che sappiano fare convivere, in modo perfetto vita e lavoro, tenendosi sempre strette le loro “pancine” che, biologicamente, sono tarate anche per generare vita! In fondo anche l’articolo 3 della Costituzione, in tema di eguaglianza sostanziale, ce l’ha insegnato.
Il problema della violenza sulle donne, che oggi abbiamo ampiamente trattato nel suo subdolo e silente manifestarsi impone a tutti, uomini e donne insieme, appartenenti alle diverse culture, di dar prova di una ferma capacità di reazione di fronte ad ogni segno, ad ogni gesto, ad ogni comportamento di prevaricazione e di non valorizzazione delle donne, del loro pensiero, della loro persona fisica e della loro interiorità.
A tutti e ovunque: nelle case, negli ambienti di lavoro, nelle scuole, nei luoghi di aggregazione, in ogni momento e in ogni occasione quotidiana in cui occorre far crescere modalità di relazione equilibrate e costruttive fra i generi. (di Sara Ferrranti)
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