LA SINDROME DA ALIENAZIONE PARENTALE di Angela BELOTTI

L’alienazione parentale è il risultato estremo del coinvolgimento dei figli nel conflitto parentale. La scoperta della Parental Alienation Syndrome (PAS) è da attribuirsi allo psichiatra Richard Gardner che ne descrisse per primo in modo minuzioso le sue manifestazioni peculiari. Gardner definì la PAS nel 1985 come: “un disturbo che insorge quasi esclusivamente durante la fase di separazione o divorzio tra i coniugi e si acuisce quando si verifica una contesa per l’affidamento dei figli a favore di uno dei genitori. La sua manifestazione principale è la campagna di denigrazione rivolta contro un genitore: una campagna che non ha giustificazioni ed è il risultato della combinazione di una programmazione (lavaggio del cervello) effettuata da un genitore indottrinante e del contributo dato dal bambino in proprio alla denigrazione del genitore bersaglio.” (Gardner, 1985).

✔️ GENITORE ALIENANTE E GENITORE ALIENATO

La PAS si struttura quando uno dei due genitori si serve (consciamente o inconsciamente) del conflitto di lealtà per influenzare il bambino in modo tale da indurlo a rifiutare l’altro genitore e a interrompere il rapporto con esso. Uno dei due genitori cerca di instaurare con il figlio un rapporto esclusivo, passando dalla posizione “mio figlio ha bisogno di me” alla posizione “mio figlio dipende esclusivamente da me”. Questo genitore viene definito da Gardner “alienante” il quale mette in atto una campagna denigratoria e apparentemente immotivata verso l’altro genitore che viene definito “alienato”. Sul versante personologico, il genitore alienante solitamente è un soggetto vulnerabile, alquanto immaturo dal punto di vista dell’autonomia, facile ad instaurare con il figlio un legame d’attaccamento appartenente allo spettro simbiotico e a scoraggiare l’autonomia del figlio. Il genitore alienante non riconosce che il figlio ha bisogno di sentirsi legato anche all’altro genitore e pertanto non salvaguarda la salute psichica del bambino. Il genitore alienato, solitamente, è un genitore che accetta la situazione perché ha paura di muoversi: pena il peggioramento del rapporto. L’alienato è soprattutto un genitore remissivo, poiché il genitore che si mostra risoluto e utilizza mezzi autoritari (denunce, istanze al tribunale, etc.) per fronteggiare la situazione rischia poi di essere percepito dal figlio, tramite l’ex-partner, come ulteriormente aggressivo e cattivo. Il genitore alienato è incastrato nel doppio legame in cui qualsiasi risposta (la ribellione o l’accettazione) confermano o rinforzano le convinzioni accusatorie di partenza del figlio.

✔️ IL FIGLIO VITTIMA DI PAS

Il bambino, dunque, viene manipolato dal genitore alienante il quale gli trasmette il messaggio che l’atro genitore (alienato) sia un pessimo genitore e pertanto non adeguato. Gardner (2002a) scrive: “il genitore alienante scrive il copione e il bambino lo recita”. Il bambino partecipa attivamente nella manifestazione della PAS, prende parte ad un gioco disturbato e contribuisce a mantenere attiva la denigrazione del genitore alienante. Nella separazione dei genitori, i figli sono spesso vittima di ansie abbandoniche e di forti sensi di colpa a seguito della rottura del legame coniugale. A seguito di studi di tipo empirico, Gulotta (1998) arrivò alla conclusione che alcune caratteristiche presenti nei minori contribuirebbero ad aumentare la probabilità di sviluppare la PAS. Principalmente, una certa somiglianza con il genitore alienante, dipendenza, bassa autonomia, l’essere figlio unico, paure e ansie indotte, passività e bassa capacità di insight costituiscono, secondo Gulotta, insieme al fattore età (dai 7 ai 14 anni), gli elementi che aumenterebbero le probabilità di sviluppare la PAS. In un’età compresa tra i 7 e i 12 anni il bambino, sottoposto alla programmazione del genitore alienante, possiede le caratteristiche cognitivo-emotive che gli permettono di partecipare in modo attivo nelle dinamiche familiari, ma al contempo, non avendo ancora sviluppato a pieno il pensiero ipotetico-deduttivo, è più facilmente influenzabile e idoneo all’indottrinamento.

⚠️ I SINTOMI DELLA PAS

Gardner riconosce otto principali sintomi della PAS:

1. Campagna di denigrazione

2. Spiegazioni deboli e futili, o assurde razionalizzazioni, a sostegno della denigrazione

3. Mancanza di ambivalenza o incertezza nei confronti di come il bambino percepisce i genitori

4. Fenomeno del “pensatore indipendente”: il bambino ritiene che l’astio nei confronti del genitore alienato dipendano esclusivamente da lui stesso e che il genitore alienante non c’entra nulla in questo gioco.

5. Appoggio del genitore alienante nel conflitto genitoriale

6. Assenza del senso di colpa in relazione alle crudeltà e/o insensibilità agite nei confronti del genitore alienato

7. Il bambino, come una marionetta, recita gli stessi termini presumibilmente appartenenti al genitore alienante utilizzando un linguaggio che non gli appartiene.

8. Estensione dell’ostilità alla famiglia estesa e agli amici del genitore alienato

Qualche tempo dopo, Gardner per diagnosticare la PAS, oltre alla presenza dei sintomi sopra citati, introdusse altri quattro elementi di tipo relazionale che evidenziano ancora di più alcune modalità comportamentali specifiche che si instaurano tra il minore e il genitore alienato (Gardner, 2004):

1. Poco prima di vedere il genitore denigrato succede che il bambino manifesti l’intenzione di non incontrarlo con ragioni assurde, illogiche o comunque superficiali e inconsistenti o manifestando sintomi psicosomatici.

2. Durante gli incontri con il genitore alienato il bambino si comporta in modo rifiutante, ostile, provocatorio

3. Il legame tra bambino e genitore alienante è di tipo invischiante e, nei casi più gravi si evidenzierà un legame simbiotico-patologico fino ad arrivare alla “folie à deux” (Conway Rand, 1997).

4. Solitamente il legame con il genitore alienato prima della separazione risultava apparentemente solido, spesso non molto empatico e non molto coinvolgente, ma tuttavia sempre un legame prevalentemente positivo. Nella PAS si rileva un ingiustificato cambiamento di segno negativo negli atteggiamenti e nei sentimenti nei confronti del genitore alienato.

⚠️ LE STRATEGIE PER INDURRE LA PAS

A fronte della separazione, il genitore può imbastire strategie di tipo diretto o indiretto per coinvolgere il figlio nel conflitto di coppia. Al momento della separazione il genitore alienante, secondo Gulotta (1998), può mettere in atto uno, o più, di quattro diversi tipi di dinamiche:

1. la “genitorializzazione”, avente lo scopo di indurre nel bambino il senso del dovere di lealtà verso il genitore buono;

2. la meta-comunicazione avente l’obiettivo di creare doppi legami che confondono il figlio;

3. la costrizione del bambino a prendere una posizione sulle problematiche di coppia e la premiazione o punizione in virtù della risposta fornita;

4. l’enfatizzazione del proprio ruolo di educatore con la contemporanea svalutazione del ruolo dell’altro genitore.

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ANGELA BELOTTI  Psicologa, Criminologa e Mediatrice penale minorile iscritta all’Albo A degll’Ordine degli Psicologi della Lombardia. Laureata in Psicologia dello Sviluppo all’Università di Milano – Bicocca, attualmente è una specializzanda in Psicoterapia Cognitivo – Comportamentale presso la Academy of Behavioural Sciences di Reggio Emilia. Si è sempre dedicata allo studio della criminologia conseguendo il Master in Psicologia Investigativa, Criminal Profiling, Psicologia Giuridica, Psicopatologia e Psicodiagnostica Forense presso l’Accademia Internazionale delle Scienze Forensi di Roma, della dr.ssa Bruzzone, concludendolo con la lode. Specializzata in Mediazione Penale Minorile alla INPEF di Roma, in Criminalistica Applicata alla Scena del Crimine presso la R.A.S.E.T e attualmente i suoi studi continuano con corsi di perfezionamento sia in ambito clinico che in ambito giuridico – forense e criminologico. Lavora come Psicologa Clinica presso il Poliambulatorio Medico Chirurgico di Castelli Calepio, in provincia di Bergamo, occupandomi prevalentemente di adolescenti, adulti, coppie, e come Consulente Tecnico di Collaborazione con diversi studi legali. Inoltre, lavora come specializzanda al Centro di Riabilitazione ad Alta Assistenza del Dipartimento della Salute Mentale degli Ospedali Civili di Brescia. Crede molto nel lavoro di rete, modalità che predilige al lavoro individuale, per questo motivo è Socio Ordinario di alcune associazioni come l’Associazione Italiana delle Scienze Forensi in qualità di Psicologa Giuridica, Giovani Psicologi Lombardia e la Società Italiana di Psicologia Clinica Forense in cui è inserita nell’elenco degli Esperti di Psicologia Clinica Forense. Si dedica anche  alla progettazione di interventi in ambito di prevenzione e sostegno in contesti diversificati e ad attività formative in ambito clinico e forense.

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