PRATICANTI AVVOCATO IN ATTESA DI GIUDIZIO

Praticanti avvocati in attesa di giudizio
Il Covid-19 ha di fatto bloccato l’accesso alla professione forense di migliaia di persone, esclusi dal decreto Cura Italia, non percepiscono un euro. A Rovigo e in tutto il Paese chiedono di accelerare la procedura di abilitazione. 
ROVIGO – Futuri avvocati in un limbo. Migliaia di giovani professionisti hanno sostenuto l’esame di Avvocato a dicembre 2019 e, a causa dell’emergenza in atto, sono rimasti completamente in bilico, non avendo contezza di quando verranno pubblicati i risultati di tale esame.

LA LETTERA DI Claudia Maiolo (Napoli), Valentina Zapparoli (Rovigo) e Alfonso Porciello (Napoli).
Che si dica chiaro, i praticanti che chiedono di essere ammessi direttamente all’orale, non stanno facendo alcuna opera di sciacallaggio.
Ma poi, chi l’ha detto che l’attuale esame di abilitazione forense sia l’unico in grado di garantire l’accesso, in maniera meritocratica, alla professione di avvocato.
Non mi pare che qualcuno, nella stessa ottica, abbia affermato che qualsiasi modalità diversa di svolgimento dell’esame di maturità 2020 risulti, solo per il fatto di essere alternativa, non meritocratica. I praticanti avvocati seri chiedono solamente una alternativa che non renda maggiormente difficoltoso l’accesso alla professione, che avviene, già normalmente, ossia quando il mondo non viene afflitto da una pandemia incontrollabile, non prima di un anno e mezzo dallo svolgimento della prova scritta.
Chi ritiene che sia fattibile una proroga della correzione, sottovaluta il fatto che, il praticante, finanche meritevole e laureatosi in tempo, dopo 18 mesi di pratica forense non retribuita, all’età media di 30 anni, si trova ancora ad erodere passivamente le finanze familiari (nei migliori casi) dalla famiglia piuttosto che divenire un produttore di ricchezza.
E non solo, a differenza degli altri “non produttori di reddito “, non si vede tutelato da nessun provvedimento economico poiché è “più” di un semplice studente ma “meno” di un avvocato. Chiedere a questa persona di avere ancora un po’ di pazienza e’ come domandare ad uno che abbia 30 secondi di vita di calmarsi e di aspettare un minuto!
A questo soggetto, che vive sulle spalle della famiglia e che probabilmente seppur meritevole sta divenendo troppo vecchio per accedere ad altre professioni o concorsi pubblici, viene chiesto di “aspettare ancora 6 mesi o un anno” sul cammino dell’avvocatura, senza che gli offra un euro e lasciandolo campare sulle spalle della famiglia, magari anch’essa in crisi per l’emergenza in atto.
Noi vogliamo solo essere valutati e, eventualmente, promossi (perfino), in base alle nostre competenze, in tempi brevi e senza ulteriori aggravi sulle finanze delle nostre famiglie.
Noi vogliamo meritocrazia, da prima che tutti iniziassero a chiederla per noi! E, se per questioni legate all’emergenza in atto, non si possa garantire un accesso meritocratico alla professione, in maniera che “ognuno abbia ciò che si merita”, e si debba fare la scelta su “chi salvare”,che venga adottata una disciplina emergenziale che, in ossequio ai principi di favore che permeano l’intero ordinamento giuridico, finisca eventualmente pure per premiare qualche immeritevole ma che non rischi di sacrificare neanche uno solo dei meritevoli! 
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