PENSIERI AD ALTA VOCE di Gloria RIZZO

Quello che sto scrivendo non vuole essere una reprimenda per nessuno, ma un messaggio di speranza. Siamo tutti provati da questa vicenda. Tutti, nessuno escluso. Ma provate a prendere sempre il buono da ogni cosa. Ve lo dico perché sento e leggo lamentele per la convivenza forzata con le vostre famiglie. Ma chi una famiglia non ce l’ha più? Chi vive lontano dai propri affetti, completamente da solo? Chi deve affrontare questo male lontano dalle persone che ama?
Cogliete questa opportunità per riscoprire voi stessi e approfittate di questo tempo dilatato per vivere accanto alle persone che sono con voi. “Vivere”, in senso lato. Quando i ritmi erano accelerati ci lamentavamo, invece, di non aver troppo tempo da trascorrere con i nostri cari. È una penitenza per tutti. Ma svegliamoci ogni giorno con la consapevolezza che stiamo bene, che siamo vivi. E sorridiamo. Alla vita. Che è il bene più prezioso che possa esistere.
Questa per me non è la prima quarantena. Dodici (o tredici, non ricordo bene) anni fa, a causa di una complicanza post operatoria, fui operata nuovamente d’urgenza. Il primo intervento, le dimissioni, la convalescenza, una nuova corsa verso l’ospedale, il secondo intervento. Una brutta emorragia che mi fece rischiare la vita. Due anestesie totali nel giro di 8 giorni. Due mesi tra ospedale e casa, senza poter fare niente. La mia vita era sospesa. Allora, a differenza di adesso, ero chiusa in casa ma circondata dalle persone a me più care, con la paura esclusiva per la mia salute. “Se la ferita si riapre dobbiamo farle le trasfusioni di sangue.” Così disse il medico che mi salvò la vita. Quindi fui costretta a rimanere buona e ferma per due mesi. Ora sono da sola, ma sto bene. Sono lontana dalle persone che amo, e che mi fanno sentire tutta la loro vicinanza, in ogni momento. Non sto lavorando, ma mi sto reinventando ogni singolo giorno. Leggo, scrivo, ballo, canto, mi prendo cura della mia casa, cucino. Ogni tanto piango, perché il pianto è per me liberatorio. Poi sorrido, e rido. E ringrazio il Signore per avermi donato l’ironia e la simpatia di cui mi pregio. Cerco di lamentarmi il meno possibile, e di riprendermi ogni volta che mi sembra di sprofondare.
È difficile, ma ce la faremo, ce la farò.
Ora smetto perché altrimenti mi scende di nuovo una lacrima. Vado a prepare i pancakes per me e per i miei vicini di casa.
Spero vengano buoni: è un esperimento.
Tutto questo è un esperimento. Di vita.
Forza ragazzi!!!

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Redazione

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