ROMA, CONVEGNO: “CRIMINALIZZAZIONE DEL COMANDANTE DELLA NAVE”.

THE CAPTAIN’S WORD IS LAW, è quello che riporta una targa presente sulle plance di tutte le navi. La qualifica di Comandante è la più elevata nella gerarchia di bordo delle navi, è la massima autorità a bordo di una nave mercantile ovvero civile. Il Comandante quale soggetto apicale di una gerarchia interna alla nave, nell’ espletamento del suo mandato, non ha superiori gerarchici diretti, ma soggiace alla legge posta a disciplina dell’attività della nave. In Italia, i compiti  del Comandante sono disciplinati dal codice della navigazione. In corso di navigazione, quale “Capo della spedizione”, ovvero quale “Capo della comunità viaggiante“, il Comandante assume funzioni di Ufficiale di stato civile, di Ufficiale di polizia giudiziaria, di tutore a bordo della pubblica sicurezza e di Capo e responsabile della polizia di bordo. In qualità di Ufficiale di stato civile, quando è a bordo e con la nave in corso di navigazione, può redigere alcuni importanti atti di stato civile quali: l’Atto di nascita, l’Atto di morte e l’Atto di scomparizione in mare. Sempre a bordo in corso di navigazione, può ricevere un testamento ed in presenza di imminente pericolo di perdita della vita può celebrare il matrimonio. La figura del Comandante della nave è complessa, quindi, è foriera di problematicità. A Roma nei giorni si tenuto un convegno dal titolo: “La criminalizzazione del comandante della nave: criticità e prospettive, svoltosi presso la sede della Confederazione Italiana degli Armatori (Confitarma),  organizzato dall’Istituto Italiano di Navigazione (IIN). Il convegno svolto su proposta del Sindacato Comandanti e Direttori di macchina USCLAC/UNCDIM, in vista dello studio sul fenomeno che da qualche tempo vede, a livello nazionale e internazionale, la progressiva estensione degli spazi di responsabilità penale a carico delle posizioni apicali di bordo, il Comandante in primis, studio che verrà realizzato con il coordinamento scientifico dell’Unitelma – Sapienza. Palmira Petrocelli, Presidente Istituto Italiano di Navigazione – IIN, nell’introdurre i lavori del convegno ha messo in evidenza che la necessità di approfondire fenomeno nasce anche dalla scarsa attenzione sinora dedicata alle implicazioni di natura psicologica che il regime di piena ed esclusiva responsabilità produce sul personale di bordo coinvolto. Fondamentale è  mettere a fuoco le difficili condizioni nelle quali si trovano a operare i comandanti delle navi, anche a causa di un quadro giuridico ormai non più al passo con tempi.

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REDAZIONE

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