CONDANNATO PER INGIURIA AGGRAVATA UN UFFICIALE DELL’ESERCITO.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il movimento Me Too è un  movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne. La Cassazione da pieno appoggio al grido che si leva dalle caserme da parte delle donne in divisa che subiscono molestie. Secondo i giudici della cassazione questi comportamenti  non meritano sconti e attenuanti perché oltre ad offendere la dignità di chi li riceve, minano quelle regole di comportamento “la cui osservanza è strumentale alle basilari esigenze di coesione e, dunque, di funzionalità delle Forze Armate”. Ha confermato la condanna a tre mesi di reclusione per ingiuria aggravata – pena sospesa – ad un ufficiale che a mensa aveva esortato una soldatessa ad “effettuare un rapporto sessuale orale a un militare presente”. Per gli ermellini frasi del genere non sono una “amenità” come sostenuto dall’imputato – ufficiala –  ma hanno un “significato spregiativo penalmente rilevante” e sono una “offesa alla dignità della persona” e i militari sono tenuti “a una più rigorosa osservanza di regole di comportamento, anche di comune senso civico”. Secondo i giudici della cassazione, la soldatessa che ha denunciato l’ufficiale imputato in questa vicenda ha dovuto subire anche l’omertà degli altri militari seduti allo stesso tavolo e che avevano assistito “all’uso di un linguaggio tanto volgare e arrogante” ma in dibattimento avevano “negato di avere udito la frase offensiva”.  In primo grado il Tribunale militare di Verona nel 2015 aveva negato la concessione delle attenuanti all’ufficiale e la stessa cosa ha fatto la Corte d’appello militare di Roma che nel 2018 ha escluso che il fatto possa considerarsi di “particolare tenuità” in considerazione “del disprezzo dimostrato e della indifferenza verso il proprio grado”, inoltre il precedente penale e le punizioni subite impedivano altri benefici “oltre la sospensione condizionale della pena”. Ora la Cassazione ha chiuso la vicenda rendendo vano anche l’ultimo tentativo dell’ufficiale di screditare la soldatessa dicendo che la reazione della donna era solo “il rifiuto del racconto a sfondo erotico che lui stava facendo ai commensali” e che il contesto di “particolare amenità” doveva indurre a concedergli le attenuanti. La corte di cassazione, nello scorso mese di marzo,  ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato ed in applicazione dell’art. 616 del c.p.p. lo ha anche condannato a pagare tremila euro alla Cassa delle ammende – specificando  che le “contestazioni effettuate in dibattimento hanno consentito di verificare che quanto accaduto alla persona offesa era stato ben avvertito dai presenti”, quindi condanna a tre mesi di reclusione per ingiuria aggravata. Stessa sorte, cioè condanna per un ufficiale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera – che prima avrebbe palpeggiato il gluteo di una caporeparto, poi si sarebbe lasciato andare a un apprezzamento in dialetto napoletano sulla bellezza del lato B della sua sottoposta.

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