RIACE: LUCANO RINVIATO A GIUDIZIO

Domenico Lucano, sindaco di Riace attualmente sospeso dalla carica, andrà a processo insieme ad altre 26 persone per rispondere dei reati  di associazione a delinquere, truffa con danno patrimoniale per lo Stato, abuso d’ufficio, peculato, concussione, frode in pubbliche forniture, falso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.  Il rinvio a giudizio di Lucano è stato deciso dal giudice dell’udienza preliminare all’esito dell’udienza camerale e, dopo sette ore di camera di consiglio, il processo inizierà l’11 giugno a Locri, davanti al tribunale penale in composizione collegiale. Lucano, è stato eletto per tre volte sindaco di Riace e, la vicenda  che lo riguarda prese inizio alla fine del 2018  quando finì agli arresti domiciliari poi sostituiti con la misura del divieto di dimora a Riace,  per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. A Riace, che era un paese – come tanti della Calabria – ormai semideserto, nelle case abbandonate del centro oggi vivono stabilmente centinaia di rifugiati in una specie di sistema di accoglienza diffuso. Attorno ai richiedenti sono nati anche posti di lavoro che hanno riqualificato il paese: botteghe artigiane e ristoranti hanno riaperto, sono stati avviati asili, scuole multilingue, orti biologici; le case sono state ristrutturate ed è stato rifatto, tra le altre cose, tutto l’impianto di illuminazione del paese. La Corte di Cassazione, si è occupata – su richiesta dei difensori – della vicenda Lucano  il 26 febbraio scorso annullando con rinvio l’ordinanza cautelare del divieto di dimora a Riace . Secondo i giudici della cassazione mancavano indizi di «comportamenti» fraudolenti che Lucano avrebbe «materialmente posto in essere» per assegnare alcuni servizi, come quello della raccolta di rifiuti, a due cooperative dato che le delibere e gli atti di affidamento sono stati adottati con «collegialità» e con i «prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato».  Invece, esistono dei fatti di “gravità indiziaria”  per quanto concerne  la permanenza in Italia della sua compagna Lemlem.  Lucano ha cercato di aiutare solo Lemlem “tenuto conto del fatto” che il richiamo a “presunti matrimoni di comodo” che sarebbero stati “favoriti” dal sindaco, tra immigrati e concittadini, “poggia sulle incerte basi di un quadro di riferimento fattuale non solo sfornito di significativi e precisi elementi di riscontro ma, addirittura, escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata in sede cautelare. Adesso la vicenda passa al vaglio dibattimentale e, comunque in assenza di una sentenza di condanna definitiva, Lucano è da considerarsi non colpevole, in ossequio al disposto dell’art. 27 della costituzione! Intanto ieri si è visto notificare un avviso di conclusione indagini – art. 415 bis del c.p.p. – per truffa da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri. Questa volta, al centro dell’inchiesta, ci sono gli alloggi dove i migranti venivano ospitati dalla cooperativa “Girasole”, amministrata da Maria Taverniti, anch’essa indagata. Secondo le risultanze investigative della procura della repubblica, come detto dal sostituto procuratore Ezio Arcadi, tre appartamenti sarebbero “risultati privi di collaudo statico e certificato di abitabilità”, in violazione da quanto previsto sia dal manuale operativo Sprar che dalle convenzioni stipulate tra il Comune di Riace e la Prefettura. Lucano avrebbe firmato una “falsa attestazione”  ove si  attesta che le strutture di accoglienza per ospitare i migranti esistenti nel territorio del Comune di Riace erano conformi alle normative vigenti in materia di idoneità abitativa, impiantistica e condizioni igienico sanitarie”. 

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