LEGITTIMA DIFESA: UNA RIFORMA INUTILE, INGANNEVOLE E PERICOLOSA di Gian Domenico CAIAZZA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Contenti? Abbiamo rafforzato la legittima difesa domiciliare. Dunque ora sparo come, quando e quanto mi pare a chi entri in casa mia per farmi del male? Questa è la favola che stanno raccontando. Una favola horror, per di più, ma pur sempre una favola. Una favola pericolosa, piuttosto, un inganno mediatico e politico che può fare danni enormi. Se diffondi questa idea, cioè che da oggi puoi sparare impunemente, ecciti quelle teste calde che non aspettano altro. Non certo la povera vecchina rapinata in casa, non la coppia di persone miti e perbene che una pistola non saprebbero nemmeno da che parte prenderla, e che dunque sono e resteranno vittime sacrificali di aggressioni domestiche. Le teste calde ora, invece, si attrezzano. E alla prima ombra che si avvicina in casa o al negozio, sparano, tanto non gli possono fare più nulla, glielo ha assicurato Salvini.  Eccolo, l’inganno pericoloso e cinico: perché non sarà così. Proprio per niente. Tu puoi aggiungere tutti gli avverbi o gli aggettivi che vuoi, in una norma penale: “sempre legittima”, “grave turbamento”, ma se pensi che questo impedirà al Pubblico Ministero ed al Giudice di impicciarsi di come, quando, perché e con quali modalità hai ucciso Tizio nel giardino di casa tua, beh allora non sai di cosa stiamo parlando. D’altronde, la storia giudiziaria italiana è un cimitero di avverbi ed aggettivi tanto assertivi quanto pronti ad arrendersi di fronte alla forza quasi inerziale della interpretazione che della norma darà il giudice. In questo caso, peraltro, del tutto inevitabilmente. Io ammazzo Tizio nel mio giardino, e cosa si immagina che possa accadere? Che si prenda atto del mio racconto, si mandi tutt’al più un geometra a confermare che il fatto è avvenuto in casa o nelle sue pertinenze, e si seppellisca il cadavere? E chi dovrà stabilire se Tizio era un ladro, o invece l’amante di mia moglie? Se Tizio era armato, o voleva solo recuperare il pallone finito nel mio giardino? Se gli ho sparato frontalmente, o alle spalle mentre tentava di fuggire per essere stato scoperto? Se è entrato con violenza o minaccia, o da me ingenuamente invitato? Se era un povero disperato entrato in garage a succhiare un litro di benzina, o un feroce criminale pronto ad ogni atto di violenza? La legittima difesa di fronte ad una aggressione in casa è “sempre” presunta, ma quel sempre non potrà mai trasformarla in una presunzione -parlo ai giuristi- iuris e de iure, cioè una presunzione assoluta che non ammette prova contraria. È semplicemente ridicolo solo immaginare che il riconoscimento di una causa giustificativa di un omicidio possa essere sottratta ad una valutazione giurisdizionale di legittimità e di proporzionalità. Balle spaziali date in pasto alla paura della gente, a questo clima di rabbia, di odio, di intolleranza che sta conquistando, irrefrenabile, la nostra quotidianità. Ma soprattutto, chiedete ai sostenitori di questa assurda riforma di spiegarvi quali e quanti casi giudiziari di condanna ingiusta per omicidio siano state irrogate nel nostro Paese a carico di chi abbia ucciso chi lo ha aggredito in casa. Fatevi fare nomi e cognomi di queste vittime di una norma infame che dunque meritava di essere urgentemente cambiata, a furor di popolo. Fatevi dare una statistica, un numero: cento casi? Dieci casi? O due casi, forse? E ammesso che vi siano più di un paio di casi (e ne dubito), se dovessimo modificare un legge ogni paio di volte che un paio di giudici l’applicano male, o ingiustamente, sarebbe come voler svuotare l’oceano con un guscio di noci. È davvero, questa riforma, il simbolo dei tempi che viviamo. Un insensato, rabbioso rincorrere le paure della gente, pretendendo di trasformare in realtà vivente la realtà percepita, dispensando a piene mani illusioni pericolose, che presto si trasformeranno in delusioni beffarde. (Gian Domenico CAIAZZO Presidente Unione delle Camere Penali Italiane) 

 

 

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