AZIONE EMILIA ROMAGNA: GIULIA PIGONI LASCIA!

Voglio rivolgere questa lettera aperta a tutti voi di Azione Emilia-Romagna: credo che fare politica sia innanzitutto condividere un’idea comune di società e comunità, un’idea capace di diventare ideale, che motiva tutte le nostre decisioni e che plasma il nostro futuro.   Molti di voi sanno con quanta convinzione e passione ho vissuto questi tre anni e mezzo insieme in Azione e con quanto impegno ho portato le nostre istanze nei territori e all’interno delle istituzioni, da quando sono stata eletta consigliere della Regione Emilia-Romagna nel febbraio 2020. Ho fatto parte del Comitato Promotore di Azione proprio perché convinta che fosse ciò che mancava alla politica italiana, che potesse dare una risposta vera e concreta a molti cittadini, rappresentando una larga fetta dell’elettorato moderato. Con molti di voi, negli ultimi 15 mesi, ho avuto un rapporto davvero molto forte, stretto e intenso nello svolgere (come meglio ho potuto) l’importante incarico di Segretaria regionale di Azione. Un ruolo al quale mi avete chiamata nel percorso congressuale concluso nel febbraio 2022 e che mi ha dato enorme gratificazione, oltre a molti oneri. Nel mio percorso ho sempre messo tutta me stessa, con l’obiettivo di consolidare una modalità politica basata su impegno, serietà, capacità. Un lavoro che, dai territori fino al livello nazionale, ci ha portato a sostenere con convinzione la nascita della lista Azione-Italia Viva-Renew Europe che, alle elezioni politiche 2022, ha rappresentato una nuova fase, l’inizio di un progetto ambizioso e alto che avrebbe dovuto portare alla nascita di una casa comune di tutti i liberali, popolari e riformisti. Un sogno e un obiettivo che, al di là degli screzi personali e politici tra leader nazionali, rimane in me fermo e netto. So per esperienza diretta che anche molti di voi lo condividono, con la mia stessa convinzione. Molti militanti dell’Emilia-Romagna sono stati anche un esempio di come lavorare insieme si può e si deve, in modo virtuoso e con reciproco arricchimento.  Purtroppo, dopo la rottura dello scorso aprile, le mie speranze relative alla ripresa di un percorso di dialogo e apertura vera, di crescita e allargamento del nostro partito, sono andate via via diminuendo. Ho visto, di contro, lievitare tensioni, divergenze, distingui, liti che non hanno fatto altro che dividere e dividerci ulteriormente, perdendo di vista l’obiettivo finale. Ho preso atto anche del forte disorientamento e della delusione da parte della nostra base, degli iscritti, dei simpatizzanti. E non credo assolutamente, come talvolta ho sentito dire, che il calo dell’entusiasmo nei territori sia imputabile a qualche mancanza dei dirigenti locali, quando piuttosto al crescente dissenso verso le continue giravolte della linea politica nazionale. Viceversa, proprio la gestione centrale di alcune questioni (con imposizioni dall’alto o epurazioni di dirigenti locali) ha destabilizzato ulteriormente i territori, che ne sono usciti a volte veramente umiliati. Rivendico invece che in Emilia-Romagna abbiamo lavorato tanto e bene, portando peraltro, nel 2022, all’elezione di diversi parlamentari e a un risultato pari all’8,5%, superiore alla media nazionale sia alla Camera che al Senato. Ho provato ad invertire la rotta, credetemi. Ci ho provato con tutte le mie forze a tenere saldo il timone di una nave che vedevo dirigersi verso acque pericolose. Ho tentato a più riprese di segnalare quando le scelte del nostro partito – prese tra cerchie sempre più ristrette di persone – fossero incomprensibili per chi, sui territori, quelle stesse scelte doveva motivarle e difenderle. Ma ho visto purtroppo un partito sempre più chiuso su se stesso, votato all’isolazionismo, arrovellato in controversie interne e di posizionamento che trovo stucchevoli, oltre che inutili. Abbiamo fatto saltare tutti i tavoli ai quali ci siamo seduti, tutte le alleanze e gli accordi che avevamo impostato. Ultima riprova: quando in Assemblea regionale il nostro capogruppo alla Camera ha dichiarato la volontà di presentarci da soli alle prossime elezioni europee e che il dialogo con le altre forze politiche riformiste è una “strada morta”. Ecco, questa non è la mia modalità di fare politica. Credo da sempre che, anche partendo da posizioni distanti, il compromesso sia un valore. Anche il percorso politico e amministrativo all’interno della Regione è stato a volte turbolento, tra la lealtà che sento di dovere ai nostri alleati e le pressioni, a mio avviso a volte strumentali e poco “di merito”, tese a voler marcare la nostra presenza in maggioranza in termini critici. Sarò chiara: ho sostenuto con convinzione molte scelte del Presidente Bonaccini e mi sono confrontata in modo franco e, a volte, duro con le altre componenti della maggioranza che su alcuni temi sono molto distanti da noi. Ma fare politica, come accennavo, significa anche saper mediare, saper discutere e trovare una sintesi alta. È necessario per il governo di una Regione, così come è necessario a livello strategico e di alleanze politiche. Aggiungo di più: l’alleanza politica che governa l’Emilia-Romagna è ciò che si potrebbe costruire anche a livello nazionale, con un modello di governo molto pragmatico e vicino ai cittadini, capace di prendere decisioni coraggiose e lungimiranti su temi quali energia e ambiente, lavoro e imprese. Per tutte queste ragioni, dopo lunghe settimane di riflessioni sofferte, lascio Azione e rassegno le mie dimissioni da segretaria regionale, rinnovando al tempo stesso a tutti voi la mia stima e la mia amicizia, convinta che questo sia solo un arrivederci, perché alla fine di questo tortuoso percorso ci ritroveremo inevitabilmente nella nostra casa comune. Voglio rivolgere un pensiero a Carlo Calenda, con il quale ho già avuto modo di parlare esprimendo questi miei pensieri, per il percorso fatto insieme e la fiducia che mi ha sempre concesso, anche in occasione della recente Assemblea Regionale di Azione: la mia è una presa di posizione politica che non ha nulla di personale nei suoi confronti. Ho la massima stima per Carlo, che considero una grande risorsa per il nostro Paese e uno dei capisaldi della futura casa dei riformisti. Ora ci aspettano tempi duri di lavoro e confronto, di dialogo e decisioni importanti. Voglio dare ancora il mio contributo perché continuo a credere che ci sia terreno fertile per coltivare questo nostro progetto politico. A maggior ragione valutando che, nei fatti, non ci sono diversità di vedute sostanziali tra tutti i soggetti politici affini che potrebbero rientrare in un Polo riformista ampio. Privilegiando il contenuto e gli elementi di unione, per non disperdere il patrimonio culturale e politico che, con fatica, siamo riusciti a costruire in questi anni, da oggi proseguo senza sosta il mio impegno verso la costruzione della “casa dei liberali, popolari e riformisti”.  Sono convinta che le nostre strade non si separano qua: presto saremo ancora dalla stessa parte.  Giulia Pigoni 

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