IL BULLISMO di Rita MINUTELLO

“La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci.” (I. Asimov).  BULLISMO: “comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. I ruoli del bullismo sono due : il bullo, cioè colui che attua dei comportamenti violenti fisicamente e/o psicologicamente e, la vittima, colui che invece subisce tali atteggiamenti. I comportamenti tipici del bullismo sono: a) Offese, parolacce e insulti; b) Derisione per l’aspetto fisico o per il modo di parlare; c) Diffamazione; d) Esclusione per le proprie opinioni; e) aggressioni fisiche”.

BULLISMO: IL PUNTO DI VISTA  DELLA Dr.ssa Rita MINUTELLO, PSICOLOGA .  Il fenomeno del bullismo, indica una forma di comportamento sociale e relazionale, in quanto vi sono diversi attori sociali che vi partecipano. L’autore che lo attua, le vittime a cui sono diretti i comportamenti violenti, che possono essere sia psicologici che fisici, infine gli spettatori che assistono senza intervenire oppure incitano i bulli. Le emozioni delle vittime di bullismo non differiscono da chi è vittima da altre forme di violenza. Infatti le conseguenze a questo fenomeno, possono portare a disturbi sia psicologici che fisiologici, correlati all’esposizione a fattori stressanti di tipo cronico. Tra questi si può manifestare depressione, disturbi d’ansia, psicosomatici come mal di testa e mal di pancia, enuresi, disturbi del sonno e spossatezza. Lo stress di tipo cronico può portare a cambiamenti a livello ormonale, infiammatorio e anche metabolico, con un maggior rischio di sviluppare, nel corso dell’età adulta, malattie cardiache e diabete. La portata di tutte queste conseguenze, fa capire come sia importante intervenire a livello educativo, nei primi anni della crescita. Essendo la scuola il luogo dove si apprendono le norme morali e civiche di un individuo, ma anche il contesto in cui i bambini e i ragazzi trascorrono la maggior parte del tempo, gli insegnanti hanno la responsabilità di cogliere i segnali di malessere emotivo, psicologico e sociale, dei propri alunni. Proprio per questo motivo credo sia fondamentale riconoscere i “campanelli d’allarme” ad ogni età evolutiva, senza sottovalutare la portata di queste condotte, soprattutto se non si interviene tempestivamente. Soffermarsi sui comportamenti negativi e violenti del bullo è necessario, ma non sufficiente. Il compito del Corpo Docenti dovrebbe essere quello di potenziare e cercare di promuovere il benessere sociale i ogni sua forma. Personalmente credo che ogni valutazione sulle materie scolastiche, sia riduttivo, se non si prende in considerazione, l’aspetto fondamentale dell’intelligenza emotiva e empatico della persona. L’intelligenza emotiva è legata alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie e altrui emozioni. Per lavorare su questi obiettivi, bisognerebbe investire sull’acquisizione di competenze prosociali. Infatti, il modo migliore per impedire l’adozione di comportamenti inadeguati, è favorire lo sviluppo di queste qualità, dette Life Skills, che potenziano la capacità dell’individuo di conoscere e riconoscere le proprie emozioni e bisogni, e di relazionarsi in modo efficace e funzionale con gli altri. Dal momento che la famiglia è il primo luogo educativo della persona, è indispensabile lavorare in sinergia con la famiglia e le persone che si occupano dell’educazione dei bambini\adolescenti. Ogni conquista e traguardo scolastico, è limitante, se non incluso nella sfera psicologica e sociale della vita di una persona.

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