A PROPOSITO DELLO SCIOPERO NELLA PA di Giorgia BELLUCCI

Ho urlato a mio babbo (ex sindacalista) tutto il mio disappunto.

Sono passati più di 100 anni dal primo sciopero. I lavoratori da allora scendono in piazza per far valere i propri diritti. Ci sono stati scioperi più o meno condivisibili, più o meno giusti, ma il diritto di scendere in piazza è sacro. Andrà sempre difeso. Ci sono però momenti più o meno giusti, quello di oggi è stato sbagliatoLa pubblica amministrazione ha deciso di fermarsi per un giorno, richiedono: assunzioni dei precari, aumenti contrattuali e regole per lo smart working. Tutto giusto se non fossimo nel bel mezzo di una pandemia. Il pubblico impiego ha fatto sicuramente sacrifici. Qualcuno ha lavorato il doppio, altri hanno tirato a far notte per colpe più o meno loro. Loro sono i garantiti che non hanno perso il posto né un euro del loro stipendio, gli altri sono i non garantiti alla canna del gas. Questa è un’ingiustizia e non riesco a comprendere come si possa decidere di scioperare. Sono molto arrabbiata e lo dovrebbero essere anche i dipendenti pubblici che si fanno il mazzo dalla sera alla mattina. Oggi ancora più di ieri si penserà che hanno scelto di fermarsi per allungare il ponte nonostante siano dei privilegiati. Scioperare è un diritto, ma per oggi non valeva. E lo dico da figlia di un ex sindacalista. Ho vissuto in casa tensioni, crisi aziendali e contrattazioni durate ore. Ma oggi non ero d’accordo così ho urlato a mio babbo tutto il mio disappunto. E’ arrivato il momento di riformare anche i sindacati, forse il Covid servirà anche a questo. Vorrei vedere un sindacato che si batte per i lavoratori che fanno il loro dovere non per i fannulloni. Vorrei vedere un sindacato al passo con i tempi. Vorrei vedere un sindacato che non mette in contrasto dipendenti e datori di lavoro. Vorrei vedere un sindacato che si mette in discussione. Vorrei che il pubblico assomigliasse molto di più al privato anche nelle regole.

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Redazione

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