Quando una “competizione malata” genera “Violenza al femminile”
#25novembre, nel rispetto della persona per contrastare gli stereotipi di genere che sono alla base di una visione errata di donne e uomini nella società. Carissime tutte, la ricordate ancora questa frase: Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? Bene, questo inciso non altro è che l’espressione ben riuscita dell’invidia distruttiva al femminile, nonchè sinonimo di quella “competizione malata”, che ha come unico obiettivo quello di essere prime ad ogni costo; arrivando ad umiliare, isolare e denigrare la malcapitata competitor. Anche questa è Violenza e come tale andrebbe contrastata! Orbene, ogni santo giorno, celebro la Giornata internazionale per la lotta contro la violenza sulle donne, dedicando un pensiero, un brano, una poesia, scrivendo una riflessione, perché la violenza è un mostro che toglie il senno, è un cristallo opaco dalle mille sfaccettature, che segna mente e cuore; la hanno definita “violenza di genere” quella perpetrata contro una donna in quanto tale, ma quella che vi racconto, oggi, la “Violenza al femminile”, quella è UN’ALTRA COSA, è una violenza sottile e silente , a volte impercettibile al punto tale da non essere colta nell’immediato, “Eva contro Eva”, dal tratto psicologico raffinato e caustico tipica delle relazioni femminili “Malate” a sfondo competitivo. E’ proprio vero, si è invidiose per ciò che non si ha e che le altre hanno e si è gelose per ciò che si aveva e non si ha più in quanto perduto; “il Non avere” o “il non avere più” genera grandi scintille di violenza, quasi sempre inaudita, a volte celata e sottile (la più pericolosa! Tipica delle veterane del settore!) a volte manifesta e grossolana (…..di chi ancora è alle prime armi!). L’odio femmineo nei confronti della presunta competitor il più delle volte è legato a delle mancanze, per cui svilire l’avversaria ha una valenza difensiva ed è protesa tutta, a devastare le qualità dell’altra (malcapitata), agli occhi della società. Fortunatamente sono poche quelle donne che scivolano in rapporti di competizione sfrenata, malata e deviante, e che fanno della maldicenza l’arma neutralizzante della rivale “competente”, e non ditemi che non è vero, perchè ciò avviene nel quotidiano: sul posto di lavoro, nelle associazioni, in politica, finanche a livello parrocchiale, laddove le pie donne si contendono il primato su chi abbia stirato con più devozione il telo da riporre sull’altare per la messa domenicale! Anche questa è Violenza e come tale andrebbe contrastata! Care amiche, denunciate, ogni tipo di violenza, prendete le distanze da chi si chiede “ma com’è possibile che lei, che ai miei occhi non ha nessun valore, sia così competente e amata da tutti?”, non cadete nella trappola dell’occhio per occhio, perché non siete come loro, non cedete alle provocazioni, siate sempre educate, e se vi è possibile, chiarite ironizzando. Nulla di nuovo sotto il sole, direte voi, ma io mi chiedo se di fronte al persistente imperversare di sessismo e maschilismo, mettere nell’agenda politica questo lato oscuro del femminile – invidia, competizione, emulazione del maschile – come “questione” da trattare al pari delle discriminazioni, degli stereotipi e della violenza non ci aiuti a illuminare l’origine del fallimento di molte azioni positive che hanno rallentato la politica delle donne. di Elena Maria Cozzupoli, Avvocato del foro di Reggio Calabria.