Ill.mo Sig. Presidente del Consiglio
circola negli ultimi tempi un testo del c.d. Decreto Calabria, il quale sembra prevedere, nella sostanza, la nomina di un Vicerè; molto prossimo alle cariche di borbonica memoria. Il decreto attribuisce al Commissario ad Acta i consueti poteri relativi alla attuazione del Piano di rientro dai disavanzi del Servizio sanitario regionale. Al contempo attribuisce però al Commissario tutte le competenze in materia sanitaria. Vale a dire la Gestione Sanitaria Accentrata, la gestione delle attività di approvvigionamento delle strutture sanitarie, la gestione dei progetti di politica di edilizia sanitaria, nomina di tutti i vertici delle aziende sanitarie, di ogni livello. Per tali attività tutte le strutture amministrative della Regione Calabria sono sottoposte ai poteri del Commissario. Le attività di gestione sono svolte con il conforto di Agenas, della Guardia di Finanza, di Invitalia. Insomma, tutte le attività in materia sanitaria – e di tutte le altre attività estranee, sebbene connesse, con quella sanitaria – sono completamente rimesse al Commissario e a strutture statali. Si tratta di norme – come, sono sicuro, non sfuggirà alla Sua riconosciuta competenza –, palesemente incostituzionali, non tanto perché sottraggono alla autonomia costituzionale della Regione ogni competenza; ma soprattutto perché non sono in alcun modo ispirate e rispettose del principio di sussidiarietà e della leale collaborazione, come imposto dall’art. 120 Cost. Ancor più le norme citate sono probabilmente inopportune sotto il profilo politico e materiale, poiché il bilancio regionale è in gran parte occupato dalla spesa sanitaria ed attività connesse; sì che prevedere un Commissario con così ampi poteri, legislativi e persino amministrativi, per settori che rappresentano la maggior parte delle attività economiche della Regione, converte il Commissario in un anomalo Presidente della Regione, non eletto dal popolo, ma nominato dal Governo. Il panorama appena è aggravato, allo stato attuale, dalla nomina, dopo le opportune dimissioni di Cotticelli, di un nuovo Commissario che i fatti denunziano come inadeguato alla delicata funzione di Commissario ad acta; a maggior ragione, là dove si confermasse il quadro normativo appena richiamato. La mancata programmazione delle attività Covid è sicuramente imputabile al Commissario Cotticelli, come drammaticamente emerso nel corso di una trasmissione televisiva. Certo suscita non poche perplessità che la risposta del Ministero sulle competenze per il piano Covid sia pervenuta, dopo quattro mesi, il 27 ottobre: è casuale o frutto di un piano ben preordinato? E che non sia emersa stranamente la responsabilità di tutto l’Ufficio, lasciando in carica un sub commissario. E tuttavia, il dott. Zuccatelli non è esente da medesime responsabilità. In pendenza della c.d. Fase 2, è stata oggetto di ampia discussione pubblica la possibilità di istituire un Centro Covid regionale a Catanzaro, il quale avrebbe potuto assicurare l’assistenza sanitaria, in caso – come poi accaduto – di recrudescenza della pandemia; oltre che luogo per lo sviluppo di una virtuosa e preventiva attività di ricerca. La proposta è subito naufragata per il netto rifiuto del Dott. Zuccatelli, il quale, accampando argomentazioni strumentali [forse persino capricciose], si è limitato ad aumentare i posti letto c.d. Covid presso l’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio. Di là dalle ragioni che lo hanno indotto a tale posizione – “bloccare” la istituzione di un Centro Covid e aumentare i posti letto di qualche unità – la decisione si è dimostrata, come noto, palesemente sbagliata a danno dei calabresi. Sarebbe già questo sufficiente, Ill.mo Sig. Presidente, per dichiarare la responsabilità e l’inadeguatezza del Commissario, il quale invece che svolgere una azione di collaborazione istituzionale con tutti gli altri protagonisti – al fine di soddisfare l’interesse generale – ha svolto una azione solitaria, belligerante e dannosa, come ha dimostrato la decisione di qualificare la Calabria come Zona Rossa. Per altro verso, i social media impazzano in questo momento, con la [ri]pubblicazione di interviste e interventi [rimasti famosi] del dott. Zuccatelli. Il riferimento non è tanto ad una occasione nella quale il Commissario Zuccatelli ha dichiarato la inutilità della mascherina per la lotta al Covid [legittimando persino di durata per un tempo minore a 15 minuti]. Il ricordo è piuttosto legato ad una intervista, resa alla Rai, sulla organizzazione dei posti Covid nella c.d. Fase 1, nella sua qualità di Commissario della Azienda di Cosenza. Come il Commissario Cotticelli, il Commissario Zuccatelli ha ignorato, in questa occasione, gli atti dallo stesso sottoscritti, con i quali aveva indicato alla Regione le strutture sanitarie [Ospedale di Castrovillari] dedicate al Covid; e soprattutto ha lasciato al loro triste destino tali strutture c.d. Covid. Ill.mo Sig. Presidente il panorama della realtà calabrese mi costringe a rivolgere un appello alla Sua raffinata competenza giuridica ed alla Sua nota sensibilità, anche nei confronti di una terra che Lei ha vissuto, per un breve periodo di tempo. La Calabria merita forse una valorizzazione, ispirata, come ogni altra regione, al rispetto pieno della partecipazione democratica e la tutela della piena autonomia delle Istituzioni. Ancor più in questi drammatici momenti nei quali la fragilità degli equilibri sociali ed economici sono messi a durissima prova, i calabresi reclamano un governo affidato a persone dotate di una competenza maggiore di quelle ordinariamente necessaria, perché le gravissime difficoltà nelle quali versa la sanità calabrese impongono mezzi e professionalità, davvero avveduti. Per tali ragioni, con l’affetto che mi onora in virtù della risalente amicizia, e con la deferenza che è suggerita dalla autorevolezza della Sua Persona, mi permetto di chiedere che Voglia promuovere la revisione del c.d. Decreto Calabria, secondo principi comuni alla formazione culturale e democratica del nostro Paese, e nominare un Commissario ad Acta, straordinario non [sol]tanto per i poteri concessi ma soprattutto la professionalità posseduta.
(Avv. Valerio Donato professore ordinario di diritto privato)