Lo sconvolgente caso della setta di Novara ha ridestato l’attenzione e la riflessione su un fenomeno sotterraneo, subdolo, che sovente è sommerso, nelle sue trame e nel suo immorale agito, per anni. Riduzione in schiavitù, danni psicologici, vite rubate, il tutto grazie ad una rete efficiente e legittimata dall’azione di professioniste adibite al reclutamento delle “prede”. Trent’anni di attività, di vittime adescate, manipolate, assorbite dalle logiche contorte della setta, isolate dal mondo esterno, pare il canovaccio di una storia inventata a tinte fosche: a Novara due anni di indagine sono stati necessari per portare alla luce la verità e smantellare un perverso ordine radicato sul territorio. Un fenomeno, quello delle sette, di cui non conosciamo una stima esatta rispetto alla diffusione nel nostro paese, ma ciò che appare certo è la sua presenza capillare e sempre maggiore sul territorio, come un male subdolo che a macchia d’olio ha esteso la sua influenza e margine d’azione, il tutto a danno delle sue vittime. Si definiscono vere e proprie realtà comunitarie spirituali, hanno un ordine gerarchico, reclutano adepti, promettono di accogliere in nome dei propri codici, valori, regole e principi. Si insinuano in chi, magari in stato di bisogno, disagio, solitudine e fragilità, ricerca proprio questo: una micro-società esclusiva, una sorta di seconda famiglia che lo accolga, che protegga e fornisca codici identitari, uno status nuovo, una seconda possibilità, una spiritualità diversa. Alcune perseguono fini legati a magia ed esoterismo, altre pongono il focus sul potenziamento umano, altre ancora propongono sentieri spirituali e religiosi alternativi. Quale che sia la veste con cui si presentano e tentano di “sedurre” e adescare le loro vittime, sanno adoperarsi con fare manipolatorio, con promesse di crescita, prospettando di accompagnare i propri accoliti fuori dal tunnel di vite magari caratterizzate dall’indigenza. Il grande e in un sol tempo inesistente poter di codeste realtà che definiamo “sette” è proprio quello di incunearsi in modo subdolo nelle fragilità, nei bisogni irrealizzati, nelle carenze affettive, in quei momenti senza il terreno sotto i piedi e relazioni nutritive in grado di sopperire alle mancanze, nei terribili inferni in cui il vuoto necessita di risposte, di essere riempito. Ilaria di Roberto, giovane scrittrice e attivista di Cori, già vittima del reato di “revenge porn” (diffusione illecita di video o immagini sessualmente espliciti, art 612 ter c.p.), in seguito a vicissitudini personali e relazioni sbagliate, si ritrova nello stato di bisogno e mancanza di impiego ad avere a che fare con una di queste losche realtà. Ecco le sue parole al riguardo: “Entrai in contatto con loro, quando cercavo lavoro. Quelli si approfittarono del mio stato di necessità e della mia ingenuità. Quando ho capito che era una truffa ed un raggiro e che sicuramente avevano irretito altre vittime, decisi di andarmene. Da quel momento in poi – conclude la scrittrice – hanno iniziato a perseguitarmi” Per Ilaria, si tratta di un incubo a sua detta ancora non concluso, poiché recidere il legame con una setta non è impresa affatto facile. Dunque così è possibile riassumere il meccanismo di azione di codeste aggregazioni: l’incunearsi nella fragilità, nel bisogno, nell’indigenza, nella ricerca di una nuova opportunità da parte di un soggetto che si presta per colmare queste carenze. “Psicosette”, così possiamo denominare questi gruppi che adoperano tecniche di reclutamento basate su manipolazione e controllo mentale. Ma forse sarebbe più consono definirle vere e proprie associazioni a delinquere, sulla pelle dei soggetti che mirano ad annichilire, poiché nient’altro si cela, dietro la promessa del miglioramento di sé, che un totale e malevolo soggiogamento psicologico. Non è facile o immediato in questa sede dare direttive o consigli, ma di certo la scorciatoia illusoria offerta dalle psicosette è un sentiero del male, cui sarebbero preferibili soluzioni reali, affetti concreti, seri professionisti: la “fuga” nel malevolo regime delle sette è una strada maestra verso l’annullamento di sé. (Dott.ssa Alice Mignani Vinci – Assistente sociale, Criminologa ed Educatore Professionale)
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