FINANZIERI RICORRONO ALLA CEDU PER LA TUTELA DI DIRITTI SINDACALI

Finanzieri si sono rivolti alla Corte Europea dei Diritto dell’Uomo (CEDU) in quanto ritengono irragionevoli, sproporzionate, discriminanti (ed illegittime) le limitazioni in materia di diritti sindacali imposte  dalla “forma” militare del loro ordinamento, in quanto non giustificate dalla “sostanza” delle funzioni realmente espletatepressoché esclusivamente di polizia e non di difesa. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha notificato al Governo italiano il ricorso avanzato dai 400 finanzieri. per la violazione dei loro diritti sindacali. Per i difensori  dei Finanzieri la comunicazione al Governo è senz’altro un segnale positivo, che conferma la rilevanza delle questioni sottoposte al vaglio della Corte: “Alla luce del cospicuo numero di ricorsi che viene dichiarato inammissibile senza ulteriori approfondimenti nel meritol’avvio della fase del contraddittorio scritto tra le parti dimostra che la Corte intende esaminare attentamente i profili di violazione sollevati dai ricorrenti, anche alla luce della sentenza della Corte costituzionale n. 120 del 2018 che ha sancito la parziale illegittimità costituzionale del divieto di associazione sindacale in ambito militare”. Tra i quesiti che la Corte ha sottoposto al Governo italiano, spicca quello centrale che riguarda la disparità di trattamento dei Finanzieri rispetto agli appartenenti alla Polizia di Stato, circa il diritto di costituire sindacati. I giudici di  strasburgo chiedono, al riguardo, se la differenza di status fra gli appartenenti alla Polizia di Stato (civile) e gli appartenenti alla Guardia di Finanza (militare) sia meramente formale e quindi se possa giustificarsi il diverso trattamento cui essi sono sottoposti relativamente all’esercizio della libertà sindacale. “I quesiti formulati dalla Corte lasciano chiaramente intendere che il giudizio avrà una dimensione e toccherà profili assai più ampi di quelli su cui si è già pronunciata la nostra Corte costituzionale, offrendo così l’occasione per una compiuta definizione dell’ambito di esercizio della libertà sindacale nelle forze armate e, specificamente, nell’ambito della Guardia di Finanza.”  La Cancelleria della Corte di Strasburgo, in via preliminare, ha invitato il Governo italiano a tentare una regolamentazione amichevole con i ricorrenti, entro il 10 settembre 2020. Per quella data entrambe le parti dovranno comunicare alla Cancelleria la loro eventuale disponibilità a discutere i termini di una conciliazione. Come detto, il divieto per i militari di costituire sindacati era stato ridimensionato, anche se non annullato, dalla Corte Costituzionale, con la citata sentenza n. 120 del 2018. Infatti la Corte Costituzionale aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 1475, comma 2, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell’ordinamento militare), in quanto prevede che «I militari non possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali» invece di prevedere che «I militari possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale alle condizioni e con i limiti fissati dalla legge; non possono aderire ad altre associazioni sindacali»,  rinviando tuttavia  ad un apposito provvedimento legislativo la definizione delle condizioni e dei limiti di tale riconoscimento. Per dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale, sono state presentate due  proposte di legge n. C. 875 –, 1060 e 1702 – A ,  per regolare la costituzione di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari in servizio, la cui adesione ad una sola organizzazione sindacale è ritenuta “liberavolontaria ed individuale” che operino nel rispetto dei principi di democraticitàtrasparenza e partecipazione nonché di quelli di coesione interna, neutralitàefficienza prontezza operativa delle Forze armate e dei corpi di polizia, anche se le proposte non pare tengano conto della peculiarità del corpo della GdF.

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Redazione

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