Si, sono Direttore del Dipartimento di Prevenzione ad Interim, incarico che si aggiunge a quello che già ricoprivo di Direttore del Dipartimento di Chirurgia. Inoltre sono stato nominato dal Commissario Straordinario, “Coordinatore del tavolo tecnico per la gestione dell’emergenza coronavirus”.
Il Dipartimento di Prevenzione è la struttura operativa dell’Azienda Sanitaria Provinciale che garantisce la tutela della salute collettiva, perseguendo obiettivi di promozione della salute, prevenzione delle malattie e delle disabilità, miglioramento della qualità della vita, crescita della cultura della prevenzione e della salute. La mia attività consiste nel promuovere azioni volte a individuare e rimuovere le cause di nocività e malattia di origine ambientale, umana e animale, mediante iniziative coordinate con i Distretti e con i Dipartimenti dell’Azienda Sanitaria, prevedendo il coinvolgimento di operatori di diverse discipline. Svolgo e promuovo, inoltre, attività di prevenzione delle malattie cronico-degenerative.
Sin da quando e come vi siete mossi nella nostra Asp per ridurre al minimo il contagio?
Sapevamo che il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) aveva segnalato all’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) casi di polmonite ad eziologia ignota nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei, che si erano manifestati con febbre, tosse secca, mal di gola e difficoltà respiratorie e con un quadro radiologico tipico di “polmonite interstiziale”. Sapevamo che l’agente causale era stato individuato e si trattava di un nuovo coronavirus, appartenente a quella grande famiglia di virus respiratori che possono causare malattie che vanno dal comune raffreddore alla MERS (sindrome respiratoria mediorientale) ed alla SARS (sindrome respiratoria acuta grave). Era stata, inoltre, dimostrata la trasmissione da persona a persona per via respiratoria attraverso “droplets” (goccioline-ndr) e che l’agente infettante albergava inizialmente nelle prime vie aeree.
Non appena è stato segnalato il primo caso in Lombardia ci siamo attivati poiché avevamo compreso sin da subito la gravità della malattia. Abbiamo seguito le indicazioni del Ministero della Salute intraprendendo una serie di iniziative atte a prevenire, affrontare e contenere l’emergenza Coronavirus nella nostra Provincia. Il Commissario Straordinario dell’ASP di Vibo Valentia, dott. Giuseppe Giuliano, con proprio atto del 27 febbraio scorso, ha immediatamente costituito un “Tavolo Tecnico per l’emergenza COVID-19”, nominandomi Coordinatore. Detto Tavolo tecnico è composto dai Direttori dei Dipartimenti Aziendali e da altre specifiche professionalità presenti in seno all’Azienda, con il fine di affrontare, collegialmente e con rapidità, le diverse problematiche relative alla gestione della pandemia. Trattandosi di una malattia contagiosa e non essendoci in atto una terapia specifica, abbiamo puntato sul principale obiettivo che deve essere perseguito in caso di malattie contagiose: bloccare la causa della malattia e cioè il contagio. Questa, inizialmente, è stata l’unica arma in nostro possesso e, ad oggi, si sta dimostrando vincente! Abbiamo fatto delle indagini epidemiologiche accurate sui soggetti che pervenivano e a tutt’oggi pervengono alla nostra osservazione, mediante la ricostruzione dei contatti sociali avuti nei 4/5 giorni precedenti, disponendo l’isolamento fiduciario o la quarantena a domicilio di tutti i soggetti con cui erano venuti a contatto. Questa strategia ci ha consentito di individuare i soggetti infettanti sul nascere e quindi di bloccare l’eventuale catena di contagio. Ed a tal fine ho chiesto al Presidente della Regione Calabria l’applicazione delle misure restrittive nei comuni di Serra San Bruno e di Fabrizia dove avevamo individuato dei focolai attivi che andavano circoscritti sul nascere.
Ritiene che a livello nazionale, e regionale il fenomeno sia stato fin qui affrontato adeguatamente?
Per me vale la regola che chi non fa non sbaglia! Il Governo si è trovato ad affrontare un evento di portata mondiale, tanto imprevisto quanto imprevedibile, a cui nessuno sarebbe riuscito a porre, nell’immediatezza, degli argini. Se pensiamo che il primo impatto è avvenuto nella Regione d’Italia che ha uno dei migliori Servizi sanitari al mondo, credo proprio che non ci sia da rimproverare niente a nessuno. Tutto è stato fatto seguendo le indicazioni e le linee guida del Comitato Scientifico. Non dimentichiamo che l’Italia è stata investita da uno tsunami! Immagini se quello che è accaduto in Lombardia si fosse verificato al Sud… Eravamo talmente impreparati e privi di strutture ed attrezzature tecnologiche che non saremmo stati nelle condizioni di gestire l’emergenza e alla fine avremmo avuto tanti decessi da dover ricorrere alle fosse comuni. Noi invece abbiamo fatto tesoro di ciò che si è verificato nelle Regioni del nord, e siamo riusciti ad affrontare la pandemia con l’esperienza maturata sulle spalle degli altri. Sicuramente errori ne sono stati commessi, e pure tanti, ma, ribadisco, che tutti avremmo potuto commetterli, proprio per la novità dell’evento che ha colto di sorpresa ed impreparata l’intera Nazione. Altrettanto validi sono stati i provvedimenti adottati con le numerose ordinanze emesse dalla Presidente della Regione Calabria, prima fra tutte la n. 15 del 22 marzo scorso, con la quale limitava gli spostamenti su tutto il territorio regionale.
La diffusione del virus in Calabria e specialmente nella nostra provincia è stata contenuta e si va riducendo, quale pensa siano state le cause principali, rispetto ad altre realtà, di questo contenimento?
La collaborazione della popolazione, che ha compreso sin dall’inizio la gravità della malattia ed ha rispettato le raccomandazioni consigliate, ha giocato un ruolo decisivo. Determinante è stata anche l’attività svolta dal Dipartimento di prevenzione che, come dicevo, ha avuto un ruolo fondamentale nello svolgere l’indagine epidemiologica in maniera accurata e nella gestione dei soggetti sospetti o positivi Covid-19, delle persone che sono state a stretto contatto con esse nonché per la conseguente attività di sorveglianza attiva nel corso della quarantena/isolamento volontario a domicilio. Di pari importanza è stato l’aver adottato sin dall’inizio tutte una serie di misure restrittive atte a bloccare i contatti interpersonali con il distanziamento sociale. Di grabde aiuto poi è stata la possibilità di eseguire i tamponi nasofaringei che ci consentono, a tutt’oggi, non solo di confermare le diagnosi sospette, ma di poter dichiarare i pazienti guariti, ultimata la fase della quarantena, perché la guarigione da Covid-19 può essere dichiarata solo dopo aver eseguito due tamponi che devono essere negativi. Verifica, questa, che consente al paziente di poter uscire dalla quarantena.
L’ospedale di Tropea è stato interessato dal fenomeno?
Per fortuna no! E questo è stato evitato anche grazie alla corretta gestione sul territorio della pandemia che ha consentito di tenere in osservazione e trattare al proprio domicilio i pazienti sospetti o Covid-19 positivi che non necessitano di ricovero ospedaliero. Ciò ha impedito l’afflusso dei pazienti al Pronto Soccorso. In tal senso hanno operato in sinergia i Medici di Medicina Generale, i Pediatri di Libera Scelta e i Medici della Continuità Assistenziale coordinati dal Dipartimento di Prevenzione. Al Pronto soccorso di Tropea è stata montata una tenda per il “pre-triage”, dove vengono filtrati tutti i pazienti con sintomatologia simil influenzale, e quindi sospetti Covid-19, che seguono un percorso dedicato, cosiddetto Covid-19, per cui devono essere inviati direttamente al P.O. di Vibo Valentia dove è stato creato un reparto di O.B.I. (Osservazione Breve Intensiva) che gestisce tutti i pazienti, sospetti o Covid-19 positivi, provenienti dall’intera Provincia di Vibo Valentia. In sintesi, è un lavoro di squadra.
Attenuata l’emergenza sanitaria si parla di come affrontare la fatidica fase due che dovrebbe iniziare il 4 maggio prossimo, avete già delle indicazioni? Come pensa ci si debba muovere?
Al momento non abbiamo indicazioni o regole ben precise. Certo è che, finito il lockdown, bisogna agire nel ferreo rispetto delle regole comportamentali che saranno emanate dal Ministero della salute, al fine di permettere una ripartenza in sicurezza. Il tutto dovrà avvenire con l’uso dei dispositivi di sicurezza, guanti e mascherine. La circolazione nel proprio comune, probabilmente, sarà libera mentre per andare da un comune all’altro nella propria regione sarà sicuramente necessario il modulo dell’autocertificazione. Non sarà consentito di spostarsi da regione a regione e dovrà essere fatta una riorganizzazione degli spazi e degli orari di lavoro per evitare gli assembramenti. Le aziende avranno l’obbligo di informare i lavoratori che dovranno collaborare e, se avranno sintomi influenzali o la febbre 37,5°, dovranno restare a casa. Dovranno adottare le misure di igiene, la distanza interpersonale maggiore di un metro e, dove sarà previsto, dovranno essere usati altri dispositivi di protezione, quali guanti, occhiali, tute, cuffie e camici. Andrà ridefinita l’articolazione del lavoro con orari differenziati, che favoriscano la distanza sociale e la riduzione del numero di presenze in contemporanea nel luogo di lavoro. Andranno evitati assembramenti per raggiungere il posto di lavoro e rientrare a casa. Andrà favorito l’uso di barriere di separazione con pannelli in plexiglass, etc. Bisogna ripartire, sicuramente, ma con regole molto stringenti.
Altro tema dibattuto è l’avvio della prossima stagione turistica nella nostra Costa, lei è stato anche Sindaco di Tropea. Come si regolerebbe da medico e da amministratore?
Da medico, andrei cauto. Anche se stiamo assistendo ad una lieve regressione della fase epidemica, il virus è ancora molto diffuso ed è in agguato, specialmente con i soggetti positivi asintomatici, che poi sono la maggior parte. Non è quindi da escludere una seconda fase epidemica da qui a qualche mese; da ex sindaco vorrei vedere la mia bella Tropea piena di visitatori e con tutte le attività riaperte.
In sintesi che appello lancerebbe ai cittadini ed agli operatori turistici, per quanto riguarda la vita dei prossimi mesi?
Questo virus ancora non lo conosce bene nessuno, si conoscono i parenti stretti, sappiamo che il caldo rallenta la diffusione ed il contagio, non è certa l’immunità dopo aver contratto la malattia e non siamo nelle condizioni di poter escludere o confermare la ripresa della malattia in autunno. Il mio appello, pertanto, è quello di rispettare le misure di prevenzione emanate dal Governo, che comunque potrebbero essere rallentate nel tempo a seconda dell’evoluzione dell’epidemia. Una cosa è certa: la prosecuzione delle attività produttive va coniugata sempre e comunque con le condizioni di sicurezza, avendo costantemente come obiettivo la tutela della salute. (Fonte: www.periodicoinforma.it)