21 APRILE 1945 BOLOGNA E’ LIBERA di Isabella CONTI

IL 21 APRILE 1945 BOLOGNA E’ LIBERA 

Grazie al sacrificio di tanti, grazie al coraggio e alla sete di giustizia di una intera generazione, questa terra é stata la culla dell’antifascismo e della resistenza.

Penso sempre alla loro intelligenza, prima che al loro eroismo.
Ragazzi che erano cresciuti durante il ventennio e avevano conosciuto, nella loro breve esistenza, solo la dittatura, hanno scelto di mettere la loro vita in gioco per conquistare la Libertà.
Il regime non era riuscito a plasmarli: loro, ribelli e coraggiosi, erano già liberi, prima ancora di cominciare a combattere, prima di vincere contro la violenza, le botte, l’olio di ricino, le esecuzioni e le torture.

Come quella volta in cui mia nonna  Iliria (come la regione della Grecia ma erroneamente menzionata nei registri, come Ilaria) Battilani, staffetta partigiana a 18 anni, venne fermata dai tedeschi mentre portava posta clandestina nel cestino della bicicletta, in mezzo alle uova che fingeva di consegnare. La interrogarono e perquisirono, ma lei aveva nascosto la sua posta così bene che non trovarono nulla. La schedarono, ma quando le chiesero come si chiamava disse il primo nome che le venne in mente “Luisa”.
Dodici anni dopo, con quel nome che le salvó la vita, ha battezzato mia zia, Luisa Conti.

Oppure come quando il mio nonno materno, Bruno Tanari, partigiano nella Brigata Giustizia e Libertà insieme a Enzo Biagi (che ebbi l’onore di incontrare da bambina e che disse parole indimenticabili sul nonno) venne catturato per essere fucilato nell’eccidio di Ronchidoso.
Mi raccontò che i partigiani, catturati come lui per essere fucilati, vennero presi perché scelsero di non scappare davanti ai nazisti e una volta finite le munizioni, invece di rifugiarsi nei boschi, iniziarono a tirare sassi.
Li catturarono tutti.
Mio nonno si salvò perché si buttò dalla camionetta che lo stava trasportando, gli spararono e si convinsero che fosse morto, invece finì a valle di un dirupo, lo trovò un contadino e lo curò.
Il mese successivo ricominciò a combattere, ma da quel momento, ad appena vent’anni, disse che gli vennero tutti i capelli bianchi.

Penso alla sorella di mia nonna Iliria, zia Doriana, che aveva 16 anni ed era partigiana come la mia nonna, ma le due sorelle, per proteggersi a vicenda non se lo dissero mai e scoprirono di essere state entrambe parte attiva della Resistenza al primo ritrovo di partigiani, una volta finita la guerra.
Doriana durante una missione incontrò Paolo Martignani, nome di battaglia “Werther” comandante di compagnia della GAP Gianni Garibaldi.
A lei era stato detto di andare con la bicicletta in un punto preciso e avrebbe poi dovuto seguire le indicazioni.
Era già buio, arrivò questo ragazzo accigliato e bellissimo, che per prima cosa le disse:
“non dirmi il tuo nome” e subito dopo legò una pistola sotto il sellino della sua bicicletta.
Si innamorarono, finita la guerra si sposarono e rimasero insieme tutta la vita.

Ecco, Bologna é libera anche grazie alla fibra umana e morale di una generazione che soffrì tanto, in un modo che oggi non possiamo capire fino in fondo e che, ancora giovanissima, avrebbe avuto la saggezza di scrivere la nostra Costituzione, superando le differenze e mettendo da parte le proprie storie personali, pensando solo al bene del Paese e del Futuro.

Questo insegnamento che ci hanno lasciato, dobbiamo essere all’altezza di applicarlo oggi.  🙏🏻 Oggi più che mai. 🙏🏻 (Fonte: Pagina Facebook Isabella CONTI – Sindaco di San Lazzaro)

 

 

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