La riforma Bonafede (omen NON omen) è la più incivile e vergognosa riforma in tema di giustizia penale degli ultimi 20 anni almeno. Bloccare la prescrizione dopo il processo di primo grado significa rimuovere l’ormai unico presidio contro questa giustizia ormai alla deriva. Stupisce (anzi no, siamo sinceri, non stupisce proprio per niente) come questa scellerata riforma abbia trovato il consenso di (buona parte di) ANM. D’altra parte,vorrebbe dire togliere l’unico paletto, l’unico limite che responsabilizza per davvero l’operato del giudice. Perché questa è la prescrizione. E’ lo “STOP, tempo scaduto” del processo penale. E’ la spada di Damocle che si abbatte sulla pretesa punitiva dello Stato, quando questo non è in grado di fare quello che deve, nel tempo che gli concesso. Senza la prescrizione, questi limite si spezza, il sistema si incrina – senza fretta, è ovvio – e si torna ai processi dell’inquisizione, che si sa quando si inizia e Dio solo sa se si finisce. Segno della croce e via… Ma l’approssimazione è un errore frutto della banalità. Tantissimi magistrati, giudici e pubblici ministeri, si sono detti contrari e preoccupati da questa riforma. E’ ovvio: chi svolge il suo lavoro con correttezza, diligenza e serietà (come fanno davvero tanti, tantissimi, magistrati in Italia), mantenendo fede alla toga che portano addosso, non può non rendersi conto di cosa significhi questa riforma, per di più se non è sorretta da una riforma organica del sistema giustizia penale. E chi ne paga le conseguenze? Non certo quelli che tanto bramano questa riforma, che sorridono compiaciuti mentre, intanto, la barca affonda. Chi ne paga le conseguenze sono sempre loro, LE PERSONE, sulle quali, come sempre, viene scaricato addosso il barile della inefficienza della macchina pubblica. PERSONE VERE, non solo numeri di R.G.N.R. stampigliati a penna sopra un fascicolo di cartoncino colorato: madri, padri, fratelli, fidanzati, mogli e mariti, figli, professionisti. Persone che hanno vite VERE. Che, per colpa di questo sistema alla deriva, vedono “le loro vite [le loro professioni, i loro sogni] andare in mille pezzi“. Nessuno qui “è dalla parte dei criminali” o vuole che “tutti i criminali siano rimessi in libertà“, come spesso ci sentiamo dire noi Avvocati, anche se ormai, questa cantilena, non ci tocca neanche più. No… Se un imputato è colpevole, deve essere condannato e scontare la sua pena. Se è innocente, deve essere prosciolto perché ha diritto di vivere la sua vita da uomo libero. Le vittime hanno diritto di sapere che “giustizia è stata fatta”. Ma questo accertamento deve avvenire in tempi RAGIONEVOLI. Non perché lo diciamo noi, ma perché lo dice la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (art. 6) e perché lo dice la nostra Costituzione (art. 111). Eliminare la prescrizione significa eliminare anche l’ultimo presidio di civiltà di questo cavallo imbizzarrito che ormai è la giustizia italiana e tenere le vite delle persone sotto scacco, per sempre.
IMPUTATI PER SEMPRE.
VITTIME PER SEMPRE.
(Giorgia MENANI, Avvocato foro di Modena)