CARCERE: RIEDUCAZIONE ED INSERIMENTO di Valentina RAU

Art. 27 costituzione: Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita’ e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Art. 1 della legge 26 luglio 1975, n. 354: “Il trattamento penitenziario deve essere conforme a umanita’ e deve assicurare il rispetto della dignita’ della persona. Esso e’ improntato ad assoluta imparzialita’, senza discriminazioni in ordine a sesso, identita’ di genere, orientamento sessuale, razza, nazionalita’, condizioni economiche e sociali, opinioni politiche e credenze religiose, e si conforma a modelli che favoriscono l’autonomia, la responsabilita’, la socializzazione e l’integrazione”.

SUICIDI E PROTESTE IN CARCERE. Finché il carcere verrà visto come un luogo di distacco dalla società continueranno a succedere questi eventi. Le stesse persone che vivono in questo momento dentro quelle mura, sono le stesse che vivranno in mezzo a noi una volta scontata la pena. Per questo il carcere deve adempiere al suo reale scopo, rieducazione e reinserimento. Ma purtroppo no accade! Pensate che stiparli in celle da 2 in 6, farli oziare 24 ore su 24, produca persone migliori? Ogni suicidio, ogni recidiva, è una sconfitta per lo Stato. Che investano soldi in corsi di formazione, in modo che ogni detenuto impari un mestiere, trovare aziende che intendano assumere detenuti ed ex detenuti! Solo così si può riabilitare una persona. Da tanti anni esiste la legge Smuraglia (Fondo gestito dal Ministero della Giustizia e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che garantisce il 95% dei contributi previdenziali ed, euro 520, 00 sotto forma di contributo di imposta per ogni lavoratore assunto) ,  ma è poco conosciuta o forse non  la conosce nessuno. Nonostante lo  Stato agevola le aziende con le tasse, ma ad oggi ci si basa sul casellario e ad ogni precedente penale, si mettono le mani avanti e non si assume a prescindere, non pensando che la persona con precedenti penali possa voler RICOMINCIARE. Vogliamo parlare invece dei rapporti familiari? 6 ore al mese, di cui tutte le settimane dal lunedì al venerdì, ovviamente non considerando che i bambini vanno a scuola. Le carceri non fanno i colloqui il sabato… quando dovrebbero vedere la propria madre e il padre? Per loro non è considerevole, perciò ci si ritrova con dei detenuti che lavorano 1 mese su 6, dei figli minori che vedono FORSE una volta mese se saltano la scuola, con un percorso nullo, se non intramurario. Ma si vuole il detenuto riabilitato, cambiato, migliorato … senza però aver messo in piano nulla di ciò che scrive la Costituzione. Vogliamo che il detenuto cambi, che diventi una persona migliore per quando lascerà il carcere, senza fare nulla perché ciò accada, senza pensare a garantirgli il benché minimo diritto, senza pensare che però vive come un animale… senza amore, senza stimoli e senza possibilità. Questo è il carcere italiano.

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REDAZIONE

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