Scusa mamma, ma non posso parlare, stiamo inseguendo uno spacciatore.” Queste le ultime parole di Sergio Ragno, le ultime parole che Vittoria Olimpo ha sentito pronunciare da suo figlio. Sergio non ha riconoscimenti, né piazze o vie dedicate, né aule a lui intitolate e Vittoria non è milionaria, né impegnata nella carriera politica. Sergio aveva solo 24 anni e la “grande colpa” di essere dalla parte giusta, di essere quello che gli spacciatori li inseguiva per difendere i nostri figli dal traffico della morte! Sergio era “solo” un Carabiniere e morire per lui altro non fu che “un incidente sul lavoro” (Cit.)! Perché mai riconoscere il merito di essere caduto difendendo la propria Patria a chi fa il proprio dovere, perseguitando la piaga dello spaccio, della criminalità, della delinquenza? Sergio era “solo” un ragazzo per bene, un militare qualunque, la cui vita non è certo preziosa come quella di un qualsiasi spacciatore di morte! E così Vittoria combatte per quindici anni con i paradossi di questo Stato rovesciato, cercando di far riconoscere alla memoria di suo figlio lo status di “vittima del dovere”, lottando con una burocrazia connivente con l’illegalità e avversa a chi ha rappresentato questo Paese con onore e, ad oggi, non riuscendo ancora a completare l’iter e ad ottenere giustizia. Non si arrende, lotta, se pur malata nell’animo e nel fisico, e domani presenterà un libro in memoria del Nostro Eroe: “Morire due volte. Il dolore della verità”, scritto anche con la collaborazione del Colonnello Sergio De Caprio (Capitano Ultimo), il cui ricavato non finirà nelle sue tasche (perché c’è chi specula e chi ama. LEI AMA!), ma sarà devoluto all’ ospedale Bambino Gesù (Roma). Sergio non è solo vittima del dovere, è vittima di uno Stato che onora i delinquenti e dimentica gli eroi!
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