L’UNGHERIA NON E’ COSI’ LONTANA

Le immagini di Ilaria Salis, condotta in aula con gli schiavettoni a mani e piedi, vincolata alla guardia carceraria con una catena, controllata a vista da un agente in tuta mimetica e passamontagna, dicono molto del livello di civiltà del sistema giudiziario dell’Ungheria, che pure è parte dell’Unione Europea. Purtroppo, non è un fulmine a ciel sereno, perché sui trattamenti umanitari nei confronti delle persone ristrette e detenute è già intervenuta in passato la Corte europea dei diritti dell’uomo, sanzionando l’Ungheria per la violazione dell’art. 3 CEDU. Ci auguriamo che le istituzioni intervengano immediatamente per garantire il rispetto dei diritti di una persona, presunta innocente, ormai in custodia cautelare da un anno e detenuta in condizioni durissime. Ci auguriamo che il Governo si attivi per garantire il rispetto dei diritti della difesa che, invece, risultano gravemente limitati. Tuttavia, le reazioni politiche indotte da quelle immagini ci paiono venate di molta ipocrisia. Non solo perché le condizioni di Ilaria Salis erano state denunciate negli scorsi mesi senza che vi sia stato alcun intervento istituzionale, ma soprattutto perché quelle immagini rimandano a una realtà che non è certo estranea all’esperienza italiana, dove, ancora oggi, i nostri assistiti devono spesso partecipare ai loro processi dall’interno delle “gabbie”, invece che al fianco del proprio difensore. Ricordiamoci, inoltre, che non è ancora garantita la concreta applicazione dell’art. 42 bis O.P., posto che nei nostri Tribunali ogni giorno vediamo traduzioni di detenuti con manette ai polsi, senza che ne venga verificata l’effettiva necessità. Inoltre, da anni denunciamo le condizioni di detenzione all’interno dei nostri istituti penitenziari: il sovraffollamento, giunto ancora una volta a livelli preoccupanti; il numero di suicidi e degli atti di autolesionismo; l’inadeguatezza dei percorsi trattamentali; l’assenza di prospettive di reinserimento. Non è un destino ineluttabile, ma la conseguenza di scelte politiche precise che, purtroppo, hanno accomunato e accomunano, con qualche rara eccezione, le diverse forze politiche. L’Ungheria, insomma, non è così lontana. Milano, 31 gennaio 2024. Il Consiglio Direttivo

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REDAZIONE

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