NAUFRAGIO CDRY BLUE: CHIUSE LE INDAGINI

NAUFRAGIO COLPOSO: Art. 1123 Codice Navigazione: “Chiunque per colpa cagiona danno a una nave, a un galleggiante o a un aeromobile in navigazione è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa fino a euro 516,00 , se dal fatto deriva pericolo di incendio, naufragio, sommersione o urto della nave o del galleggiante ovvero di incendio, caduta, perdita o urto dell’aeromobile”.

Art. 449 codice penale.: “Chiunque, al di fuori delle ipotesi previste nel secondo comma dell’articolo 423bis, cagiona per colpa un incendio o un altro disastro preveduto dal capo primo di questo titolo, è punito con la reclusione da uno a cinque anni”

Art. 450 codice penale: “Chiunque, con la propria azione od omissione colposa, fa sorgere o persistere il pericolo di un disastro ferroviario, di un’inondazione, di un naufragio, o della sommersione di una nave o di un altro edificio natante, è punito con la reclusione fino a due anni”.

Raramente nel campo della navigazione marittima gli illeciti relativi al naufragio o alla sommersione sono di natura dolosa. 

La Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Cagliari ha concluso le indagini nel procedimento penale a carico di tre persone fisiche e due persone giuridiche, disponendo  la notificazione dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari – art. 415 bis c.p.p. –  relative all’incaglio e naufragio della nave CDRY Blue, avvenuto la sera del 21 dicembre 2019 in località Capo Sperone dell’Isola di Sant’Antioco. Nel naufragio l’ equipaggio composto da 12 persone fu tratto in salvo dagli  elicotteri della Guardia Costiera, mentre la nave restò sul posto dell’incaglio per lungo tempo, prima di essere rimossa.  In un comunicato si legge che le indagini di polizia giudiziaria, condotte dal Nucleo Speciale d’Intervento (NSI) del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera -, hanno evidenziato che il naufragio sarebbe stato causato dalle condotte colpose messe in atto dal Comandante e da due ufficiali di coperta della nave, ovvero per aver navigato in violazione delle norme in materia sicurezza della navigazione e salvaguardia della vita umana in mare in particolare  con modalità improntate ad imperizia marinaresca, imprudenza e negligenza, mantenendo rotte altamente pericolose pur  in presenza di forte vento che spingeva il mercantile verso la vicina costa sottovento dell’isola di sant’Antioco. La nave, vuota di carico, era partita dal porto di Cagliari il giorno 20 dicembre 2019 in direzione della Spagna in presenza di condizioni meteorologiche particolarmente avverse, pur avendo delle problematiche tecniche (non segnalate all’Autorità marittima al momento del rilascio delle spedizioni) che comportavano una riduzione di potenza dell’apparato propulsivo, procedendo poi a inversione della rotta per cercare un ridosso. Secondo gli investigatori del Nucleo Speciale d’Intervento – Organismo alle dirette dipendenze del Comandante Generale delle Capitanerie di Porto –  Guardia Costiera –, “a seguito dell’incaglio, causalmente connesso alle condotte colpose tenute nella navigazione dai predetti Ufficiali di bordo, la nave sversò in mare ingenti quantitativi di idrocarburi di vario tipo, mai recuperati nonostante alcuni interventi da parte di ditte specializzate, cagionando un disastro ambientale consistente nell’alterazione difficilmente reversibile delle matrici ambientali marine e il deterioramento della matrice ambientale atmosferica a causa della repentina e duratura propagazione di ingenti quantitativi di vapori di idrocarburi”. La Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di  Cagliari ha contestato agli indagati reati in materia di sicurezza della navigazione e salvaguardia della vita umana in mare, i delitti ambientali di disastro e inquinamento, chiamando altresì a rispondere l’armatore e la compagnia di gestione della nave delle relative responsabilità amministrative poiché le indagini hanno portato a determinare che i reati sono stati commessi dagli indagati nell’interesse e a vantaggio di tali società. La nave, per la quale è stata dichiarata perdita totale, era di proprietà della società R&S Maritime di Napoli controllata dall’armatore Salvatore Scotto di Santolo.

L’avviso 415 bis c.p.p.,  contiene la sommaria enunciazione del fatto per il quale si procede, delle norme di legge che si assumono violate, della data e del luogo del fatto, con l’avvertimento che la documentazione relativa alle indagini espletate è depositata presso la segreteria del pubblico ministero e che l’indagato e il suo difensore hanno facoltà di prenderne visione ed estrarne copia, nonché  l’avvertimento che l’indagato ha facoltà, entro il termine di venti giorni, di presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, chiedere al pubblico ministero il compimento di atti di indagine, nonché di presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposto ad interrogatorio. Se l’indagato chiede di essere sottoposto ad interrogatorio il pubblico ministero deve procedervi.

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