VIVA L’ITALIA di Francesco PALOPOLI

Mi sembra di essere tornato al 1982, quando il Presidente della Repubblica era Pertini, al Governo c’era Spadolini e Commissario Tecnico della Nazionale era Berzot. Anche allora venivamo da anni difficili, addirittura molto piu’ difficili di quelli che hanno preceduto gli attuali, compresi quelli della pandemia, con il terrorismo che aveva mietuto vittime e angoscia in tutto il Paese, la societa’ spaccata in una contrapposizione violenta ed una crisi economica ed energetica che mordeva le carni dell’intera popolazione. L’82 era l’anno dei mondiali di Spagna, ed ecco che inaspettatamente ed improvvisamente, senza che nessuno ci credesse realmente, la Nazionale di calcio comincia a vincere, prima con affanno e poi sempre piu’ convintamente, riuscendo a passare turno dopo turno fino a conquistare la finale. Il risultato lo conosciamo tutti, persino io che non sono un vero appassionato di calcio, con una vittoria che per settimane fece dimenticare a tutti le angosce ed i problemi giganteschi in cui ci dibattevamo. Da quel momento, l’intero Paese sembro’ cambiare ritmo e le bandiere sventolate ai balconi, diedero a tutti la consapevolezza di appartenenza ed un entusiasmo, che si riverso’ come puro ottimismo in ogni settore produttivo dell’Italia intera, creando le basi per il secondo boom economico dal dopoguerra. Chi come me lo ha vissuto, credo che ricordi ancora l’incredibile cambiamento psicologico che abbiamo vissuto, tra prima e dopo i mondiali di calcio, ma soprattutto l’entusiasmo di tutta la gente dopo il grande pessimismo degli anni 70. Un cambiamento epocale, che proietto’ il Paese verso il riscatto economico e la pace sociale degli anni 80 e 90. Oggi le stelle ci sono nuovamente amiche, ma non per capriccio o per volubilita’. La loro benevolenza va meritata ed e’ proprio quello che sta facendo il nostro Paese in virtu’ del lavoro parallelo di due personaggi i quali al loro arrivo erano stati guardati con sospetto e con diffidenza. Grazie a loro l’Italia e’ riuscita a riconquistare da parte dell’Europa quel rispetto e quella stima che negli ultimi anni avevano toccato livelli infimi sino a farci sentire l’ultima ruota del carro. L’Italia della politica e “del fare” sta viaggiando senza scossoni ad una velocita’ inattesa e l’Italia del pallone ha ottenuto la seconda conquista storica di un campionato europeo. Mario Draghi e Roberto Mancini, ognuno con la pragmaticita’ e la serieta’ tipica dei grandi uomini, sono i due artefici di questa possibile rinascita. Due uomini “istituzionali” i quali, per portare avanti i loro progetti, hanno tirato dritto consapevoli delle difficolta’ e delle trappole disseminate lungo il cammino, ma assolutamente convinti della validita’ delle proprie idee. Coloro che hanno tentato di prenderli per la giacca e di tirarli verso di loro hanno ben presto dovuto prendere atto che si sarebbe trattato di fatica inutile. Il Presidente del Consiglio, poco alla volta e non senza difficolta’, e’ riuscito a mettere d’accordo quelli che sembravano essere cani e gatti sui temi della irrinunciabile ripresa economica e di immagine. Nel contempo Draghi ha lavorato con grande intensita’ e saggezza al tavolo internazionale e in particolare a quello europeo. Ha sparigliato giochi che non sembravano tener conto della nostra presenza e alla fine della partita si e’ ritrovato, lui, con in mano le carte vincenti. Il Commissario Tecnico della nostra nazionale, poco alla volta e non senza difficolta’, e’ riuscito a convincere i tanti e troppi negazionisti che lo ritenevano un allenatore da laboratorio, figlio delle raccomandazioni e del meccanismi dell’immagine senza anima. Roberto Mancini, senza mai alzare la voce o mostrarsi permaloso, ha zittito tutti quanti con risultati e dati alla mano. Una nazionale cosi’ coesa, gagliarda e combattiva non la si vedeva dai tempi di Enzo Bearzot e dei suoi ragazzi mondiali. E cosi’ l’Italia e’ tornata a meritare il rispetto in Europa, in politica come in economia e nello sport, grazie a questi due personaggi. Ora sta a noi, ad ognuno di noi mettercela tutta per consolidare questa posizione di leader con il nostro entusiasmo, con il nostro lavoro e con l’ottimismo ritrovato. Ce lo meritiamo tutto!

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Redazione

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