LA REGIONE PIEMONTE VALUTA POSSIBILITA’ RICORSO CONSULTA AVVERSO DECRETO SALVINI

Ci sono due vie di accesso al giudizio della Corte Costituzionale: quella detta in via incidentale e quella detta in via di azione. Via incidentale (o di eccezione): si solleva il dubbio da presentare in Consulta in un ambito giudiziario o in un’aula di tribunale. Via di azione (o diretta): sono le Regioni, o lo Stato stesso, a presentarsi direttamente in Corte Costituzionale.  La regione Piemonte sta valutando l’ipotesi di presentare un ricorso alla Corte Costituzionale avverso il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, coordinato con la legge di conversione 1º dicembre 2018, n. 132, recante “Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.” Secondo  il governatore, Sergio Chiamparino: “Le forti critiche che emergono in tutto il Paese al decreto sicurezza sono le stesse che avevo avanzato in un recente incontro con i sindaci e i responsabili Sprar del Piemonte. Non possiamo stare a guardare come se non stesse accadendo nulla. Stiamo dunque valutando se esistono i fondamenti giuridici per un ricorso della Regione, direttamente o come tramite dei Comuni, alla Corte Costituzionale. Se ci sono le condizioni giuridiche, non perderemo tempo”. Per la regione Piemonte, il decreto sicurezza contrasterebbe con la  Legge regionale 23 marzo 2016, n. 5 contenente “Norme di attuazione del divieto di ogni forma di discriminazione e della parità di trattamento nelle materie di competenza regionale”.

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