STUDENTE ESPULSO PER STALKING. IL GIUDICE: ”RIAMMETTETE IL RAGAZZO!” di Cristina PEROZZI

‘Lui tornerà. E io non posso farci assolutamente niente. Se non chiudermi a chiave in camera, guardarmi le spalle ogni volta che cammino e chiedere alla mia migliore amica di non riagganciare il telefono finché non mi sento al sicuro. Sono ripiombata in un incubo”.  Con queste toccanti parole la studentessa della Scuola Sant’Anna di Pisa commenta la decisione del Consiglio di Stato che ha riammesso l’ex fidanzato, espulso dall’istituto per gravi condotte persecutorie e violente contro la ragazza. I giudici amministrativi hanno definito l’espulsione “eccessivamente penalizzante” sebbene i fatti “appaiono di significativa gravità”. Con queste altre invero disarmanti parole il Consiglio di Stato ha ordinato all’Ateneo di riammettere in via cautelare l’allievo espulso dal Senato accademico tramite una coraggiosa decisione assunta dopo un’aggressione fisica in danno della vittima, commessa addirittura nei locali del prestigioso collegio dove i due da oggi potrebbero persino ritrovarsi faccia a faccia. La vittima denunciava la violenza subita dall’ex il 3 dicembre scorso alla Polizia di Pisa. Interveniva subito l’ammonimento del Questore e l’espulsione dello studente dalla Scuola, decisa il successivo 17 dicembre dal Senato Accademico. La difesa dello studente riammesso oggi parla di “relazione travagliata”, lamentando che l’espulsione era “sproporzionata” e illegittima, perché riconducibile ad “accertamenti parziali e sbrigativi”. L’avvocato dello Stato, invece, definisce la “vicenda di una gravità assoluta, di rara e anomala intensità, fatta di comportamenti vessatori ripetuti per mesi, offese gravissime e reiterate, minacce e ricatti, pedinamenti e controlli ossessivi dentro il collegio e fuori”. Il Consiglio di Stato ha emesso ben due ordinanze, la prima l”11 febbraio e poi il 19 marzo scorso, ordinando alla Scuola Sant’Anna di annullare l’espulsione e di riammettere lo studente entro 15 giorni.  Ha anche ordinato alla scuola di non adottare alcun altro provvedimento analogo, perché in attesa della sentenza nel merito della vicenda, il ricorrente è “al termine del suo percorso di studi, ha un buon curriculum e si sta per laureare.” E niente. Nonostante l’impegno, non riusciamo ancora ad ottenere in tutti i tribunali italiani una giustizia per le donne vittime di violenza. È una guerra, da combattere purtroppo anche contro un fuoco che dovrebbe esserci amico. E dobbiamo resistere, perché un giorno, tutte unite, riusciremo a vederci riconosciuta la nostra dignità sempre e ovunque, persino nelle aule giudiziarie. (Cristina Perozzi, avvocato del Foro di Ascoli Piceno)

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