DEMOLIZIONE NEL PORTO DI GENOVA DELLA NAVE “MAR GRANDE”

I proprietari di navi battenti bandiera di un paese dell’UE sono giuridicamente tenuti a smantellare le imbarcazioni giunte alla fine del loro ciclo di vita nei cantieri abilitati secondo le norme sanitarie e ambientali dell’UE. La demolizione navale, o ship-breaking, una delle attività più rischiose al mondo soprattutto per l’ambiente e,  per tale motivo,  un accordo dell’International Maritime Organization, in vigore dal 2015, stabilisce che le grandi navi debbano essere bonificate, cioè private di tutti i materiali e i liquami tossici, prima di essere demolite. Il Comandante della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera –  di Genova,  Ammiraglio Ispettore Nicola Carlone,  ha approvato, nei giorni scorsi, il piano di riciclaggio della MN Mar Grande di bandiera italiana, la cui demolizione sarà eseguita a Genova presso i Cantieri Navali San Giorgio del Porto, unico  in Italia presente nell’elenco dei cantieri autorizzati a fare demolizioni di navi di stazza lorda superiore a 500 tonnellate. (Con Decreto Ministeriale numero 25 del 21 febbraio 2018 viene istituito l’elenco nazionale degli impianti di riciclaggio delle navi. Sono iscritti nell’elenco i cantieri autorizzati a svolgere l’attività di riciclaggio delle navi, rilasciata ai sensi dell’ art. 4 del decreto ministeriale 12 ottobre 2017).  La nave da demolire, è un’ex cementiera costruita nel 1970, avente una lunghezza di 96 metri e una stazza lorda di circa 2800 tonnellate, attualmente  ormeggiata nel porto di Genova ed i lavori di demolizione dovrebbero concludersi in circa 90 giorni. È il primo caso di demolizione navale in Italia avviato ai sensi del Regolamento UE 1257/2013 (REGOLAMENTO (UE) N. 1257/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 20 novembre 2013 relativo al riciclaggio delle navi e che modifica il regolamento (CE) n. 1013/2006 e la direttiva 2009/16/CE) e delle vigenti linee guida dell’International Maritime Organization, attraverso le quali vengono assicurate procedure compatibili per le matrici ambientali (aria, acqua, suolo) e, contestualmente, la sicurezza e la salute dei lavoratori. Con Decreto Ministeriale del 12 ottobre 2017 del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela de territorio “Decreto 12 ottobre 2017 Disciplina delle procedure autorizzative per il riciclaggio delle navi”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 ottobre  del 2017, n. 249  ha, infatti, assegnato al Comando Generale delle Capitanerie di porto la vigilanza sulla corretta applicazione del Regolamento comunitario, affidando agli uffici territoriali del Corpo l’approvazione dei piani di ship recycling e l’esecuzione delle relative attività di controllo. Le operazioni di demolizione iniziano con la fase di alleggerimento della  nave in galleggiamento, seguita da una seconda fase in bacino nel corso della quale è prevista l’asportazione di tutti i liquidi ancora presenti a bordo (oli residui, acque di sentina, etc.) e il taglio di tutte le lamiere, dalle sovrastrutture alla chiglia. Tutti i materiali pericolosi presenti a bordo – compreso l’amianto – sono stati rigorosamente inventariati e il piano di ship recycling approvato dall’Autorità marittima ha certificato il rispetto delle norme vigenti sulla gestione dei rifiuti e sulla prevenzione delle matrici ambientali. Tutti i rifiuti, prodotti dalla demolizione dell’unità, saranno quindi caratterizzati e soggetti a preciso tracciamento, con previsione del maggior recupero possibile presso impianti esterni al porto. Il procedimento di approvazione è stato adottato con il coinvolgimento  della Città Metropolitana di Genova, che a suo tempo ha rilasciato al cantiere “San Giorgio del Porto” l’autorizzazione integrata ambientale per l’attività di demolizione navale, di A.R.P.A.L., che ne ha approvato il piano di monitoraggio e controllo per tutte le fasi delle operazioni, nonché di una serie di altri enti interessati, a vario titolo, dall’attività di demolizione.

 

 

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Redazione

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