DA FINTA VITTIMA A VERO CARNEFICE di Michele VAIRA

Un foggiano di 50 anni è stato sottoposto al divieto di avvicinamento nei confronti dell’ex moglie da parte del GIP del Tribunale di Bari, in un procedimento per stalking e altri reati. Nulla di particolarmente eclatante, se non fosse per un piccolo dettaglio. Fino allo scorso mese di luglio, infatti, lo stesso uomo rivestiva la qualità di persona offesa del reato di maltrattamenti, del quale era imputata proprio la ex moglie. La giovane donna, infatti, era stata da costui ingiustamente accusata di maltrattamenti e violenze nei confronti dell’ex marito e delle figlie, e raggiunta da analogo divieto di avvicinamento ai suoi famigliari. Accuse gravissime, che l’hanno costretta a stare lontana dalle figlie per alcuni mesi, fino a quando il Giudice ha nuovamente consentito incontri protetti (la signora non ha mai chiesto di potersi invece avvicinare al marito). A luglio il processo, con rito abbreviato. Primo elemento paradossale: la signora è stata assolta, con formula piena, proprio grazie ad alcuni video che il marito, durante la convivenza, aveva illecitamente acquisito con telecamere nascoste. Poi le relazioni dell’ASL, dove si sono svolti gli incontri protetti con le minori, che hanno stigmatizzato il pesante condizionamento operato dal padre nei confronti delle figlie, strumentalizzate contro la madre. Secondo elemento paradossale: durante tutta la fase delle indagini e del processo, la signora era sottoposta al divieto di avvicinamento all’ex marito: un obbligo rispettato di buon grado dalla stessa. Ma era l’uomo che, invece, non perdeva occasione di pedinarla ovunque, anche sul luogo di lavoro, e di perseguitare l’ex moglie e alcuni suoi amici e conoscenti. Pochi giorni fa, finalmente, tutte le cose sono tornate al loro posto. Le vittime nel ruolo di vittime e i carnefici sottoposti a provvedimento cautelare. L’avv. Michele Vaira, difensore della signora che ha vissuto questo calvario, esprime soddisfazione: « Per quanto abbia vissuto una situazione effettivamente kafkiana, subendo addirittura un processo, ho apprezzato la serenità della mia assistita, che ha affrontato il giudizio con grande dignità e pazienza. È stato particolarmente doloroso e difficile da superare l’allontanamento forzato e ingiustificato dalle figlie. Ho cercato di trasmetterle, fin dal primo momento, fiducia nella Giustizia. Una Giustizia che era stata fuorviata da una imponente quanto indegna messinscena ma che poi ha presentato parte del suo conto. Non è ancora finita: ci sono altre menzogne e altre condotte da perseguire. È solo questione di tempo ». (http://www.studiolegalevaira.it)

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Redazione

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