L’UDIENZA PRELIMINARE e L’UDIENZA di COMPARIZIONE PREDIBATTIMENTALE di Diego BRANCIA

L’entrata in vigore, il 30 dicembre 2022, del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150 conferma la necessità di ripensare complessivamente il ruolo del giudice dell’udienza preliminare, senza nascondere, tuttavia, che il modello processuale complessivo ricostruibile sulla base delle norme novellate si sovrappone a una realtà preesistente che non è stata modificata strutturalmente: il che rischia di aprire delle contraddizioni, sia teoriche che pratiche. Vi è, intanto, da dire che lo svolgimento concreto dell’udienza preliminare comporta l’applicazione di una serie ampia di norme introdotte dal d.lgs n. 150/2022, costituendo, di volta in volta, il primo momento di contatto tra imputato e giudice ovvero il luogo di una decisione di merito. Lo scopo dell’opera è quello di fornire una lettura sistematica della riforma nella parte in cui intende affidare all’udienza preliminare il ruolo di spartiacque tra ciò che potrà essere processato, secondo un parametro di ragionevole previsione di condanna del reo, e ciò che, invece, meriterà l’epilogo del proscioglimento. L’udienza preliminare nella prospettiva del Legislatore dovrà assumere una funzione “baricentrica”, quindi, divenendo il fisiologico banco di prova della fase (quella delle indagini preliminari) che la Riforma Cartabia ha ritenuto il vero “bersaglio” da rimodulare in una proiezione di efficienza e rapidità dell’intero rito. Nella stessa prospettiva si colloca la nuova udienza di comparizione predibattimentale che assume come obiettivo principale quello di sottoporre al vaglio di un giudice monocratico la fondatezza dell’accusa disposta a seguito di decreto di citazione diretta. Infatti, mentre in passato il pubblico ministero poteva presentare l’indagato direttamente davanti al giudice del dibattimento qualora sussistessero le condizioni di cui all’articolo 550 c.p.p., con la nuova udienza predibattimentale un giudice monocratico dovrà verificare se procedere con il dibattimento o emettere una sentenza di non luogo a procedere. Viene così introdotta una “udienza filtro” che ha lo scopo di evitare la celebrazione di procedimenti inutili in un’ottica di celerità ed efficienza del processo penale. (Pacini Giuridica Collana “Sapere professionale”)

Diego Brancia è un avvocato specialista in “diritto penale”. E’ iscritto all’Albo degli Avvocati di Vibo Valentia, dove ha la sede principale lo studio legale di cui è titolare. E’ abilitato all’esercizio della Professione, anche, presso la Corte Suprema di cassazione. E’ stato fondatore e presidente di alcune associazioni forensi, oltre ad aver composto il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati ed il Direttivo della Camera Penale di Vibo Valentia. Ha composto e compone il Collegio difensivo di svariati e delicati processi di Criminalità Organizzata, operando professionalmente tra la Calabria, la Toscana e la Lombardia. È stato relatore ed organizzatore di svariati convegni e giornate di studi sui temi più attuali del Diritto processuale penale. Collabora con alcune riviste giuridiche scientifiche (Classe “A”) ed è stato professore a contratto, a più riprese, presso la SS.PP.LL. dell’Università degli Studi di Macerata e Camerino, oltre ad aver Insegnato presso la Scuola di perfezionamento del Dipartimento “Beccaria” dell’Università degli studi di Milano.

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Pubblicato da Redazione AlMablog Iura

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