BOLOGNA, 11 MARZO 1977: UNA DATA DA RICORDARE di Davide STECCANELLA

Venerdi 11 marzo 1977, a Bologna viene ucciso in via Mascarella il 25enne militante di Lotta Continua Francesco Lorusso dal carabiniere Massimo Tramontani che già prima aveva fatto uso del suo fucile Winchester, infrangendo le disposizioni, al crocevia con via Bertoloni sparando 12 colpi, a sua detta a scopo intimidatorio, in occasione di un altro scontro con i dimostranti, in cui i manifestanti avevano lanciato di una bottiglia molotov che colpì una Fiat 127 della polizia incendiandola. Tramontani fu prosciolto il 24 ottobre 1977 per l’uso delle armi in base alla legge Reale. Secondo il giudice: « Il procedimento non potrà passare alla fase dell’istruzione formale per quanto riguarda la condotta del carabiniere Tramontani, in relazione all’ipotesi che la morte del Lorusso sia stata cagionata dai colpi da lui esplosi. Si è già osservato che la mancata ritenzione del proiettile ha impedito l’accertamento del nesso causale fra la condotta del Tramontani e la morte del Lorusso, la qual cosa si traduce nella constatazione del difetto di prova, soprattutto se si tiene conto della possibilità, largamente documentata, che il giovane sia stato ucciso da altri.» Sempre secondo il giudice, «nel contrasto fra le versioni appare più prudente e corretto preferire quella di quei testi i quali sostengono che il Tramontani sparò verso l’alto». Tale motivazione fu contestata in base alle testimonianze, dalle quali risultavano essere sul posto almeno una ventina di membri delle forze dell’ordine, alcuni dei quali estinsero il principio d’incendio sul mezzo, mentre Tramontani, da solo, sparava. Secondo la testimonianza del Brigadiere dell’ufficio politico di PS Gesuino Putgioni, la cosa che lo colpì di più fu il fatto che Tramontani aveva sparato ad altezza d’uomo: « Sono certo che esplose i colpi ad altezza d’uomo… Io mi trovavo a circa 10 metri dallo Sparatore… Vidi il carabiniere sparare con le ginocchia leggermente flesse, nella posizione tipica cioè che si assume quando si spara con l’arma lunga ad altezza d’uomo ma non a tiro mirato. » Questa prospettiva è stata messa in discussione dal capitano della VII Celere della PS Massimo Bax, anche lui testimone, che riferì la possibilità che il Tramontani avesse sparato escludendo dalla sua traiettoria una sagoma umana per l’inclinazione del fucile al momento degli spari.[senza fonte] Lo stesso Bax, tuttavia, si dichiarò sorpreso dall’agire di Tramontani, che aveva fatto deliberato uso delle armi contravvenendo alle istruzioni abitualmente impartite agli agenti delle forze dell’ordine per situazioni simili a quella in esame. Di seguito la testimonianza di Bax relativa all’iniziativa del carabiniere:« mi sorprese moltissimo il fatto che avesse fatto uso delle armi. Io ho svolto servizio d’ordine pubblico per circa due anni a Milano partecipando a numerose manifestazioni interessanti l’ordine pubblico e debbo dire che mai nelle stesse situazioni si fece uso delle armi; specifico che tra le predette manifestazioni alcune furono caratterizzate dall’uso da parte dei dimostranti di numerose bottiglie molotov, lancio di cubetti di porfido, biglie d’acciaio e di vetro. Le istruzioni che ci venivano impartite erano di non ricorrere mai all’uso delle armi se non quando ci aggredivano con armi utilizzandole direttamente contro di noi.”

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Redazione

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