LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA di Gianvito CALDARARO

Il Parlamento ha definitivamente approvata la tanto attesa riforma della giustizia, che va sotto il nome del ministro alla giustizia, la prof.ssa Marta CARTABIA.
Una riforma che non accontenta nessuno, ma scontenta diversi. I giudizi prevalenti sono che si tratta di una riforma inutile, che non contribuirà a risolvere gli annosi problemi della giustizia, che sono l’enorme carico di contenzioso, ovvero dei processi e della carenza degli organici. La vera riforma è quando si metterà mano a partire dalla obbligatorietà dell’azione penale. Cioè quando si metterà mano alla modifica costituzionale dell’art. 112, cioè quell’articolo che afferma : ” Il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale“.  Senza tale riforma il sistema giudiziario, tenuto conto che la giustizia è istituzione irrinunciabile per ogni Paese, continuerà a restare collassato dall’enorme carico giudiziario. Non è possibile che il pubblico ministero debba dare seguito o avviare un processo per ogni denuncia, o querela o referto. La decisione su quali notizie di reato perseguire può serenamente essere demandata al pubblico ministero, il quale non avrebbe alcuna ragione per venir meno al suo dovere di selezionare le iniziative giudiziarie sulla base di indicatori tutti oggettivamente predefiniti. Ormai la obbligatorietà dell’azione penale è diventata impossibile e illusoria. Quindi, un primo passo è rinunciare ad una obbligatorietà dell’azione penale che nella realtà è divenuta impossibile da sostenere. E’ evidente che non bisogna lasciare impunite quelle condotte per le quali non è necessario un processo, posto che il fine non è punire ma scoraggiare ed educare, sanzionando con misure alternative e socialmente utili. Accanto a tale riforma dell’art. 112 della Costituzione, necessita porre fine ai tanti errori giudiziari. E’ assurdo che ogni giorno tre innocenti debbano finire in carcere senza una valida ragione, ma sulla base di macroscopici errori. Non è possibile mettere la testa sotto la sabbia e non affrontare tale grave problema. A volte siamo in presenza di una vera e propria sciatteria investigativa e di inquirenti impantanati in teoremi e pregiudizi, che manifestano una evidente scarsa preparazione professionale. Magistrati che si fanno influenzare da dichiarazioni di soggetti fragili e facilmente influenzabili. Ormai sono migliaia le storie di innocenti in manette , che dopo mesi e anni vengono riconosciuti innocenti e risarciti simbolicamente. Non è possibile arrestare una persona perchè referente di una cosca mafiosa e scoprire dopo che tale cosca è inesistente. Non è possibile restare tre mesi in cella da innocente e attendere dieci anni per un risarcimento. Non è possibile sentir dire ad un pubblico ministero che il carcere è utile anche se sei innocente. E’ assurdo finire in carcere scambiato per un narcotrafficante per colpa di una R presa per una L. E’ assurdo vedersi arrestato senza prove. E’ quanto è capitato alla ” dama nera della sanità “, Maria Grazia Modena, che dopo otto anni di processo, nelle motivazioni dell’ultima sentenza si parla di ” assenza totale di prove “. La giustizia in Italia è un sistema che non funziona. Non è più tollerabile che pubblici ministeri inadeguati continuino a fare danno alle famiglie, alle imprese, alla economia e alla comunità. Bisogna smetterla con quella che viene definita ” la tunnel vision “, cioè quel voler procedere con i paraocchi che ancora contraddistingue l’operato di certi pubblici ministeri. L’Europa da tempo invita l’Italia ad una ventata di garantismo che può rinfrescare il clima rovente della giustizia italiana. Recepita la direttiva europea bisogna concretamente tenere presente la dovuta riaffermazione della presunzione di innocenza. A volte si ha l’impressione che certi pubblici ministeri operano una vera e propria pesca a strascico, per poi vedere crollare i tanti castelli di sabbia messi in piedi. La vera riforma è elevare la professionalità di certi pubblici ministeri e della polizia giudiziaria. E i magistrati che si rivelano inadeguati vanno sanzionati e sollevati dall’incarico. Ed infine, basta allo strapotere delle correnti, che ormai hanno raggiunto un livello di degrado davvero insopportabile. Le riforme devono essere serie e profonde e non un mero adempimento formale richiesto dall’Unione europea per ottenere i fondi del PNRR.

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