“IO COMBATTO” LIBRO DENUNCIA di Loretta ROSSI STUART.

Le REMS (RESIDENZA PER L’ESECUSIONE DELLE MISURE DI SICUREZZA)  sono strutture residenziali sanitarie gestite dalla sanità territoriale (Regione), in collaborazione con il Ministero della Giustizia, che hanno – dovrebbero avere – il compito di  garantire  l’esecuzione della misura di sicurezza (detenzione) e al tempo stesso, l’attivare di percorsi terapeutici riabilitativi territoriali per le persone cui è applicata una misura alternativa al ricovero in Ospedali psichiatrici giudiziari (poiché chiusi per legge), e all’assegnazione a casa di cura e custodia.  Istituite dalla legge 81 del 2014 ( Legge 30 maggio 2014 n. 81 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari) per l’accoglienza di persone affette da disturbi mentali, autori di fatti che costituiscono reato, a cui viene applicata dalla Magistratura la misura di sicurezza detentiva del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell’assegnazione a casa di cura e custodia. Le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (R.E.M.S.) Sono destinate,  all’accoglienza di autori di reato ritenuti infermi o seminfermi di mentenonché socialmente pericolosi alla luce dei criteri delineati dall’art. 133 c.p. Vere e proprie  istituzioni deputate alla riabilitazione dei soggetti ospitati, mediante l’attuazione di progetti individuali. Gli accessi avvengono per disposizione della Magistratura per tramite del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Tali strutture devono garantire adeguati livelli di sicurezza per utenti e operatori, devono essere a vocazione sia terapeutica intensiva che riabilitativa. Gli utenti devono essere inseriti in percorsi terapeutici riabilitativi, che prevedono la loro conclusione nel reinserimento sociale dell’individuo (Decreto-legge 1 ottobre 2012). Il numero di utenti in ogni struttura può essere al massimo di 20. Si tratta di strutture chiuse, con personale sanitario presente durante le 24 ore. Per ogni struttura è previsto uno spazio verde esterno. Sono necessari accordi con le Prefetture per l’eventuale attività perimetrale di sicurezza e di vigilanza esterna, per l’accompagnamento all’esterno dei pazienti dalla REMS (come Ospedali o altre sedi). Inoltre, vanno concordate con l’Autorità Prefettizia, modalità di attivazione delle Forze dell’Ordine territorialmente competenti, nelle situazioni di emergenza attinenti alla sicurezza interna.

IO COMBATTO di Loretta Rossi Stuart.   Giacomo è un ragazzo di 25 anni, con la passione del pugilato e del rap. Non è un criminale ma,  un ragazzo bipolare che appena tocca la droga va fuori di testa –  dice la mamma .  A mio figlio continuo a dire ” combatti e sali sul podio della vita“.  Una storia d’amore, di disperazione e di coraggio. Una cronaca fin troppo comune, di una madre che spera, col suo amore, di salvare dalla catastrofe il figlio tossicodipendente. E un figlio che, proprio per tenere quell’amore concentrato su di sé, non rinuncia alla catastrofe: ricoveri in psichiatria, fughe dalle comunità, il carcere e poi l’ultima spiaggia. Con lo scorrere della lettura avviene qualcosa. Una mamma lottatrice e instancabile ad un certo punto inizia a sentire che la vita le chiede qualcos’altro. In tutto questo sofferto percorso, la mamma diventa madre, finalmente libera da sensi di colpa e manipolazioni. Dedica questo libro a suo figlio, nel non nascosto tentativo di dare sostegno e spunti di riflessione anche ai genitori, ai figli, alla società in generale.  Il libro non parla solo della storia di Giacomo ma,  affronta  la necessità di potenziare le R.E.M.S .  Anche denuncia e grido di protesta contro la droga e contro il vuoto legislativo. Giacomo infatti è affetto dal disturbo bipolare, una patologia psichiatrica che alterna fasi depressive a fasi maniacali di eccitazione. I soggetti che ne soffrono sono spesso inconsapevoli. Da anni sua madre lotta perché venga ricoverato  in una Rems  e non lasciato in una cella.  Loretta Rossi Stuart:  “Il nostro è un grido per i tanti Giacomo che troviamo nelle carceri. Parliamo di una media di 40- 50 persone nel Lazio che aspettano di essere curate in luoghi idonei”. Non si può chiudere in carcere una persona che è stata riconosciuta come incapace di intendere e di volere, quella persona deve essere curata con la dignità che spetta a ogni essere umano.  *Le R.E.M.S, residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, piccole strutture, con massimo 20 persone, che al contrario degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari sacrosantamente chiusi nel 2015, dedicano ai pazienti cure specifiche e degenza dignitosa. Una riforma assolutamente necessaria, che ha posto termine ad una condizione del tutto lesiva dei diritti umani, condannando spesso le persone ai cosiddetti “ergastoli bianchi”, ovvero a vedere rinnovata ad oltranza la posizione di internato. Nelle Rems, invece, che hanno tutt’altra impostazione, la permanenza non può mai superare il periodo massimo della pena stessa, derivata dal reato commesso in stato d’infermità mentale. Senza considerare che, avvengono test psichiatrici ogni tre mesi e la rivalutazione del magistrato ogni sei mesi. Insomma, una svolta di civiltà, che però presenta ancora forti criticità, tra cui quella di un vuoto legislativo, ma chiamiamolo col suo nome, un grandissimo caos! che determina la liberazione o l’internamento in carcere della persona che deve scontare la pena nella Rems, in base a principi e regole mutevoli e oscure. Nel senso che, in questo primo caso, in questa prima detenzione, noi abbiamo sperimentato l’opzione A: scaduti i termini di detenzione cautelare, il posto alla Rems non c’è e quindi avviene la scarcerazione. Cosa molto negativa, se trattasi di persona pericolosa socialmente (Ai sensi dell’art. 203 c.p. è socialmente pericolosa la persona, anche se non imputabile o non punibile, “quando è probabile che commetta nuovi fatti preveduti dalla legge come reato”) , ma Giacomo non lo è!  Il dato oggettivo è che ci si trova di fronte alla necessità di regolare con certezza gli innumerevoli casi come quello di Giacomo che non possono e non devono trovare a soluzione nella carcerazione. Per il caso di Giacomo, l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), riconoscendo a titolo di risarcimento  la somma  di 36.400 euro per danni morali, stabilendo che “nonostante la salute mentale di Sy fosse incompatibile con la prigione, l’uomo è restato due anni a Rebibbia, in un contesto caratterizzato da cattive condizioni carcerarie e senza una terapia per rimediare ai suoi problemi e evitare che si aggravassero” Secondo i giudici della Cedu, “I governi hanno l’obbligo di organizzare il sistema penitenziario in modo da garantire il rispetto della dignità dei detenuti, indipendentemente da qualsiasi difficoltà finanziaria o logistica“. Si auspica un intervento decisivo da parte del Legislatore, che ponga fine al calvario percorso “obbligato” cui sono soggetti le famiglie di chi si trova vittima della tossicodipendenza e non solo. Non può e non deve essere in uno Stato di diritto soluzione, e ultima spiaggia la carcerazione! Occorre a nostro avviso prevedere un potenziamento delle  REMS, aumentando i posti disponibili ed il  personale addetto. La stessa garante dei detenuti per il Comune di Roma, Gabriella Stramaccioni,   ha più volte evidenziato la necessità di aumentare i centri Rems spesso “sovraffollati perché le strutture vengono concesse a chi ha misure provvisorie e non a chi ha misure definitive”.  Se si pensa poi al delicato problema del sovraffollamento delle carceri, a maggiore interesse e ragione occorre che il legislatore affronti il problema che presenta non pochi aspetti critici ed irrisolti. Bisogna valorizzare i diritti degli individui in adesione al dettato costituzionale ponendo attenzione ai bisogni del singolo in una dimensione sempre meno pubblicistica, più attenta ai profili privatistici dei suoi membri.  È necessario un diverso approccio alla malattia mentale che sposti l’intervento pubblico dall’obiettivo del controllo sociale dei malati di mente alla tutela e alla promozione della salute ed alla prevenzione.

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