
Con l’invecchiamento si verifica una progressiva riduzione delle prestazioni motorie, ma la compromissione non avviene per tutti in modo uniforme. La forza muscolare, quando impiegata per vincere una resistenza, subisce una lieve riduzione fino ai cinquant’anni, seguita poi da un declino più marcato. Tuttavia, è la velocità di esecuzione a risultare maggiormente compromessa: per esempio, la velocità della scrittura può ridursi quasi totalmente tra i 20 e gli 80 anni. Questa diminuzione è attribuibile principalmente a fattori centrali neurogeni, piuttosto che a cause periferiche legate alla muscolatura. Studi confermano che, con l’avanzare dell’età, aumentano i tempi di esecuzione dei movimenti, accompagnati da una diminuzione della coordinazione e della destrezza. Tuttavia, vi è un compenso spontaneo in termini di accuratezza, poiché gli anziani tendono a privilegiare la precisione rispetto alla rapidità. Questo meccanismo di compensazione può portare a una percezione di lentezza superiore a quella effettiva. Non è corretto ritenere che la vecchiaia anagrafica comporti necessariamente deficit funzionali evidenti, né che gli anziani manifestino in modo uniforme i segni comunemente associati al declino motorio. La variabilità interindividuale è ampia, e non si può ricondurre l’invecchiamento a stereotipi rigidi, poiché ogni individuo può presentare traiettorie di invecchiamento diverse, sia in termini di quantità di forza residua che di capacità di adattamento motorio.