
Con decreto del 27 dicembre 2024, n. 206 il Ministero della Giustizia ha adottato il regolamento recante modifiche al decreto 29 dicembre 2023, n. 217 in materia di processo penale telematico (PPT). Sulla base di tale regolamento, in sostituzione dell’art. 3 del DM 217/2023, è stato reso obbligatorio in via esclusiva dal 1° gennaio 2025 per soggetti abilitati interni ed esterni ex art. 111 bis c.p.p. la modalità di deposito digitale di atti, documenti, richieste e memorie nei seguenti uffici giudiziari: Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario; Procura europea; sezione del Giudice delle indagini preliminari del tribunale ordinario; Tribunale ordinario; Procura generale presso la Corte di appello, limitatamente al procedimento di avocazione.Le prime applicazioni. Tuttavia, il progetto non sembra aver avuto un buon inizio. Diversi Tribunali, tra cui quelli di Rieti, Bari, Foggia, Milano, Roma, Napoli, Catania confrontatisi con il disservizio sono stati costretti ad assumere provvedimenti drastici per contrastare le gravi criticità che avrebbero rischiato di paralizzare la giustizia penale. Ieri, gli organi di stampa hanno riportato la sospensione del processo penale digitale da parte di diversi Tribunali, tra cui il Tribunale di Milano. Anche il Tribunale di Palermo ha adottato un provvedimento di sospensione temporanea dell’APP 2.0 fino al 31 marzo 2025, ripristinando il doppio binario per consentire il deposito degli atti tramite PEC, portale o in formato cartaceo (si allega il provvedimento). Tuttavia, sembra che tali provvedimenti di sospensione riguardino esclusivamente i magistrati, definiti “soggetti interni”, e non gli avvocati, considerati “soggetti esterni”. Le criticità del nuovo sistema di deposito, che rendono il portale inadeguato, colpiscono infatti non solo i magistrati, ma soprattutto gli avvocati. Questi ultimi devono confrontarsi con un portale per il deposito degli atti che presenta frequenti malfunzionamenti. Le problematiche emergono sia nella fase pre-dibattimentale e dibattimentale sia, in particolare, durante il deposito degli atti d’appello. Quest’ultimo, reso obbligatorio dal 1° gennaio 2025, risulta spesso impossibile a causa della mancata autorizzazione al deposito, anche quando l’avvocato è il legale di fiducia, con gravi rischi professionali conseguenti. Un rischio concreto di paralisi che poteva essere evitato Un simile epilogo era stata già allertato dal Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) che aveva già contestato l’inadeguatezza del software ministeriale per la gestione della giurisdizione penale dando, tra l’altro, risalto: Assenza di strumenti fondamentali per il funzionamento di procedimenti chiave, come il rito abbreviato, il patteggiamento e il procedimento per decreto. Mancanza di funzionalità essenziali per consentire al Pubblico Ministero di conferire consenso o per gestire l’istanza di messa alla prova. Strumenti parzialmente inutilizzabili per la convalida degli arresti e il rito direttissimo. Modelli base mancanti per il Giudice dell’Udienza Preliminare, come l’avviso di fissazione dell’udienza. L’assenza di un’adeguata sperimentazione, unita ai frequenti crash e malfunzionamenti dell’applicativo in grado di garantire l’efficienza necessaria per il raggiungimento degli obiettivi strategici previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’obbligatorietà del deposito informatico per una vasta gamma di atti processuali – dall’archiviazione delle indagini agli atti del dibattimento di primo grado – senza un sistema stabile e collaudato, rischia di compromettere gravemente il funzionamento della giustizia penale. Intervento del Ministero della Giustizia. Di fronte a questa situazione, l’Osservatorio Giustizia e l’Osservatorio Carceri di RNF, associazione che rappresenta gli interessi della categoria forense, esprimono il loro sostegno alla soluzione proposta da alcuni presidenti di Tribunale. Si invita, pertanto, a valutare la possibilità di una proroga temporanea del regime misto, estendendone l’efficacia anche ai soggetti esterni, così da tutelare la classe forense. Tale misura sarebbe necessaria in attesa che il Ministero intervenga per risolvere le problematiche tecniche, fornendo soluzioni adeguate adeguate che possano garantire una transizione efficace al processo penale telematico, senza compromettere il funzionamento della giustizia e la tutela dei diritti.
- Avv. Ignazio Vicari – Avv. Roberta Errico
- Responsabile Osservatorio Carceri – Coordinatore Osservatorio Giustizia
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