PROPOSTA DI MODIFICA DELLA LEGGE PROFESSIONALE DEI COMMERCIALISTI

Il Consiglio nazionale dei commercialisti ha da poco votato (all’unanimità) una proposta di legge di riforma della professione. Lo scopo primario è di mettere in sicurezza la professione per i prossimi decenni, adattandola ad un contesto di riferimento radicalmente mutato e destinato a mutamenti ancor più radicali nei prossimi anni. Un primo obiettivo dichiarato riguarda i giovani e il calo delle “vocazioni” e per evitarlo il nuovo ordinamento professionale censisce tutte le competenze professionali: sia quelle per cui è prevista anche la «riserva» di attività sia quelle che hanno introdotto nuove attività professionali. Mi sembra condivisibile che i giovani abbiano chiare tutte le competenze dei commercialisti e non pensino che la categoria si occupi solo di fisco. Sempre verso le nuove leve si rivolge la riduzione dei tempi di accesso all’esercizio della professione. Si riduce per esempio il tempo per l’iscrizione nella Sezione A dell’Albo. Il tirocinio per l’accesso alla Sezione A può essere svolto interamente durante il corso di laurea magistrale. Per arrivare all’esame di Stato ci vorrà un anno in meno. Attrarre giovani talenti significa dare un futuro di alto livello alla professione, per farlo la proposta di legge affronta, giustamente, anche il tema del work life balance: l’equilibrio tra vita privata e lavoro non è un tema su cui si può derogare, i giovani lo pretendono. Così come le donne pretendono il sacrosanto diritto di essere messe nelle condizioni di fare carriera lavorando ed essendo retribuite alla pari dei colleghi uomini. Se non elimineremo il gender gap delle professioni non raggiungeremo mai la piena adesione delle donne e ci perderemo per strada talenti straordinari. Altro punto fondamentale della riforma è che dopo anni di confronto sul tema, arrivano anche per i commercialisti le specializzazioni che prevedono percorsi formativi qualificati a cui il legislatore riconoscerà valore. Il titolo di specialista non comporterà riserva di attività professionale, ma consentirà agli iscritti una maggiore visibilità e riconoscibilità da parte dei cittadini. Andare “oltre” le competenze tradizionali significa esplorare nuovi ambiti di attività, essere utili a una società che cambia e richiede conoscenze verticali: le specializzazioni sono un’esigenza del mercato professionale e una tappa fondamentale per la crescita della categoria. Un ultimo accenno lo merita il capitolo che riguarda le aggregazioni, le acquisizioni e le fusioni: adesso che il governo si appresta a varare una norma preziosa come la neutralità fiscale, vale la pena evidenziare che resiste un altro ostacolo: il doppio contributo integrativo alla cassa di previdenza che si trasforma in un deterrente per le società tra professionisti.

Giuseppe BERNONI: Avvocato e Dottore Commercialista, iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Avvocati di Milano, nonché nel Registro dei Revisori Contabili e dei Consulenti Tecnici del Giudice.

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REDAZIONE

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