Le CORTI di APPELLO ITINERANTI: l’aula bunker allagata e la crisi del modello

L’imponente Aula Bunker di Lamezia Terme, costruita a tempo di record per la celebrazione del maxi processo “Rinascita Scott”, è stata gravemente danneggiata da un temporale autunnale che l’ha resa impraticabile all’attività processuale, costringendo la Corte di Appello e i difensori ad un assurdo pendolarismo giudiziario. A causa delle difficoltà logistiche, gli oltre 230 imputati saranno, infatti, processati a Catania, con evidenti ricadute sul pieno esercizio del diritto di difesa. Occorre prendere atto che, dietro il clamoroso fallimento del progetto gratteriano, vi è la crisi irreversibile del modello del maxi-processo, che deve essere oggetto di un radicale ripensamento, in quanto incompatibile con i principi del giusto processo.
Il documento della Giunta e dell’Osservatorio doppio binario e giusto processo.

L’imponente Aula Bunker di Lamezia Terme, costruita a tempo di record per la celebrazione del maxi processo “Rinascita Scott” e divenuta, nella Calabria giudiziaria, simbolo del “processo penale di lotta”, è stata gravemente danneggiata da un temporale autunnale che l’ha resa impraticabile all’attività processuale. Con la caduta di questa simbolica “fortezza giudiziaria” va in frantumi l’irrazionale costruzione dei processi di massa, costringendo un’intera sezione della Corte di Appello di Catanzaro a traslocare, insieme ai suoi giudici, nel complesso carcerario di Catania-Bicocca. Giudici e avvocati, dal 3 febbraio 2025, saranno costretti ad un mortificante pendolarismo giudiziario, per celebrare un processo che, per le difficoltà logistiche, per la presenza di oltre 230 imputati e per il numero di detenuti, sarà caratterizzato da udienze fiume, senza vincoli di orario, nelle quali sarà impossibile garantire una adeguata difesa a tutela dei diritti di coloro che vi sono coinvolti. I giudici chiamati a celebrare, nella fase di appello, il processo simbolo dell’efficientismo repressivo di massa, si troveranno, così, inevitabilmente lontani dal modello di processo che dovrebbe essere proprio di un moderno stato liberare, che tutela i diritti e le garanzie dell’accusato. Assistiamo, così, attraverso la costruzione irrazionale e l’uso mediatico delle maxi-inchieste, alla celebrazione dell’egemonia delle procure ed al travolgimento delle garanzie difensive, viste sempre più spesso come ostacolo allo svolgimento dei processi. Ma l’eclatante fallimento logistico di questo maxi-processo non fa altro che mettere in risalto il problema, ben più grave e più ampio, della conclamata inefficienza del modello e della sua distanza rispetto alla funzione fondamentale propria del processo penale, che è quella dell’accertamento, oltre ogni ragionevole dubbio, della fondatezza dell’ipotesi accusatoria e della responsabilità dei singoli. Poiché l’avvocatura non può, in nessun caso, rassegnarsi alla celebrazione di riti ed alla frequentazione di spazi processuali, quali sono quelli imposti dal modello del processo cumulativo di massa, che costituiscono l’evidente negazione del giusto processo accolto dalla nostra Costituzione, le Camere Penali calabresi hanno ritenuto di dar vita ad una mobilitazione che prosegue ininterrotta dal 2020, al fine di denunciare le distorsioni e gli eccessi propri del fenomeno delle maxi-retate, la cui intrinseca contrarietà ai principi del giusto processo determina un intollerabile affievolimento della funzione difensiva ed una inaccettabile compressione delle garanzie dell’accusato. Consapevoli della rilevanza politica e non solo tecnica della crisi derivata dalla impossibilità di celebrare l’appello del processo “Rinascita Scott” nella disastrata aula bunker, il Coordinamento delle Camere Penali calabresi, prima che fosse assunta la decisione di dislocare l’ufficio giudiziario a centinaia di chilometri dalla sua sede naturale, aveva  inutilmente chiesto al Procuratore Generale, al Presidente della Corte di Appello ed al Prefetto, l’apertura di un tavolo per discutere dell’emergenza e dei possibili rimedi alternativi. Tuttavia la politica stessa, attraverso l’irragionevole sostegno a questo insano modello di processo imposto dall’accusa, contribuisce alla riduzione degli spazi difensivi e delle garanzie imposte dalla legalità sostanziale e processuale e non intende prendere atto che, dietro la crisi di questo singolo processo, costretto al nomadismo processuale, si nasconde il fallimento dell’intero modello del maxi-processo. Noi promuoviamo invece l’affermazione di una diversa cultura del processo che, anziché supportare il ripristino dei luoghi simbolo del “processo di lotta”, ponga fine al perverso fenomeno del gigantismo processuale ed al conseguente immiserimento dei diritti dell’imputato ed esortiamo ad una riflessionecostruttiva che consenta il recupero di quegli indispensabili argini, che devono caratterizzare il patto sociale fra ogni Stato di diritto ed i propri cittadini. Roma, 11 dicembre 2024. La Giunta. L’Osservatorio Doppio binario e Giusto processo.

/ 5
Grazie per aver votato!

REDAZIONE

AlMablog News è una rivista di diritto, cultura e news varie senza scopo di lucro, accessibile on line gratuitamente (open access), fondata nel 2018 da Angelo RUBERTO Avvocato del Foro di Bologna. PARTNER: JuraNews https://juranews.it - ©2018-2024 Tutti i Diritti Riservati. Le immagini utilizzate negli articoli sono in parte prese da internet a scopo puramente divulgativo. Se riconosci la proprietà di una foto e non intendi concederne l'utilizzo o vuoi firmarla, invia una segnalazione alla seguente Mail: [email protected] - La collaborazione editoriale è libera ed a titolo gratuito.