Perseveranza, ingiustizie e il valore di crederci!
Non è uno scritto di autocommiserazione ma di sensibilizzazione e, purtroppo, ispirato ad una storia vera: la mia e quella di tanti praticanti avvocati.
12 dicembre 2023.
Dopo 5 anni di studi (obbligatori), 18 mesi di praticantato*(obbligatori), 1 esame di accertamento pratica parziale per il passaggio dal Foro di Monza a quello di Milano (obbligatorio se decidi, come me, di cambiare “dominus” e quindi studio per accrescere le tue conoscenze e trattare materie diverse), 1 esame di accertamento di fine pratica (obbligatorio), 2 corsi di preparazione per affrontare l’esame di abilitazione alla professione forense (“facoltativo”**), sostengo per la prima volta l’esame scritto.
Scelgo civile.
Quasi 4 mesi dopo i risultati: non ammessa.
Voto 15, un disastro!
Eppure mi ero confrontata con i miei colleghi, ero sicura di aver fatto un buon compito.
Faccio ricorso? Non me la sento perché inizio a dubitare di me stessa nonostante, dopo aver richiesto l’accesso agli atti, sul mio compito non ci fosse alcuna correzione.
Il perché non ho passato quell’esame io non l’ho mai saputo e mai lo saprò.
Capitolo chiuso. Non posso fare l’avvocato, non sono in grado, non sono abbastanza.
10 dicembre 2024
Dopo 9 mesi passati a dubitare di me stessa, di “è davvero questa la mia strada?”, dopo aver messo in discussione la mia vita (perché pensateci bene e fatevi due conti ma è davvero una vita!), dopo lunghe e lunghe chiacchierate con le persone che in me non hanno mai smesso di crederci, mi convinco che forse è giusto riprovarci.
Arrivo alle 8:00. Esco alle 19:30. La prova dura 7 ore.
1800 persone, 3 bagni… potevi scegliere: fai la fila e perdi 50 minuti oppure continui a scrivere?
Ho consegnato la mia bella busta rossa dove dentro ci ho messo tutto quello di cui vi ho appena parlato.
L’ho consegnata con una consapevolezza diversa, purtroppo o per fortuna non lo so.
La consapevolezza che è vero che questo esame non è meritocratico, che i criteri di correzione (quando e se applicati) non sono oggettivi e che le tracce, che dovrebbero riportare un caso reale, mancano di dettagli essenziali.
E ora? Ora aspetto.
Aspetto 4 mesi per sapere se la commissione nominata ha avuto voglia o meno di leggere il mio compito fino all’ultima pagina.
E nel frattempo? Lavoro, studio perché se la fortuna è dalla mia parte sarò chiamata a sostenere la prova orale che verterà su materie diverse.
Quando? E chi lo sa… nel dubbio ti porti avanti no?
Per cercare, per quanto possibile, di abbracciare virtualmente tutti quei ragazzi che come me nascono con questa passione per la legge e si trovano ad affrontare una realtà del tutto ingiusta. Per dire loro di non mollare, di continuare a guardare questa professione con gli stessi occhi di sempre perché tanto, prima o poi, quella toga la indosseremo anche noi! Quindi oggi indossate i vostri bei abiti e tornate nel vostro studio a far bene il vostro lavoro perché è solo lì che riuscirete a capire se è davvero questo il vostro percorso, è solo lì che il vostro valore verrà riconosciuto, valorizzato e apprezzato. Ai professionisti nominati per la correzione degli elaborati chiedo, invece, di ricordare che dietro il numero sulla busta c’è una persona che ha dovuto affrontare un percorso impegnativo e che merita, a prescindere da tutto, di essere DAVVERO valutato perché sul quel foglio c’è molto di più di una risoluzione del caso.