La dignità della professione forense al centro del caso Lipera-Nicotra: si attende il verdetto della Cassazione – Udienza del 18.12.2024.
L’Avvocato Giuseppe Lipera, noto per la sua lunga carriera ultra quarantenne e il suo impegno nella tutela della dignità della professione forense, ha deciso di portare avanti un ricorso in Cassazione contro l’archiviazione della querela da lui presentata nei confronti dell’Avvocato dello Stato, Angelo Francesco Nicotra. Al centro della controversia una frase contenuta in una memoria difensiva redatta da Nicotra, che descriveva le argomentazioni dell’avvocato Lipera come “farneticanti elucubrazioni – dal valore più politico che giuridico”. La querelle era nata durante il procedimento civile pendente innanzi al Tribunale di Catania, riguardante la drammatica vicenda di una giovane catanese nata in Italia da genitori tunisini, la quale, rapita da bambina dal padre e portata contro la sua volontà in Tunisia, era riuscita a rientrare in Italia approdando su un barcone a Pantelleria, dopo aver rischiato la vita in mare, con l’unica speranza di ricongiungersi alla propria madre e ai suoi fratelli, residenti a Catania. Tuttavia, al suo arrivo, la ragazza aveva ricevuto un decreto di espulsione emesso dalla Questura di Trapani, avverso il quale l’avvocato Lipera presentava tempestivamente ricorso. Da quel momento, l’Avvocato Lipera ha intrapreso una strenua battaglia giudiziaria per ottenere giustizia, difendendo il diritto della giovane di rimanere in Italia, la sua terra natale. Nel corso di tale procedimento, dinanzi al Giudice della Prima Sezione Civile di Catania, Dott. Rosario Maria Annibale Cupri, l’Avvocato Giuseppe Lipera aveva chiesto la cancellazione della frase, ritenendola offensiva e non conforme ai principi di continenza e correttezza che dovrebbero guidare l’operato degli avvocati. Di fronte al rifiuto dell’Avvocato dello Stato, l’Avvocato Lipera aveva presentato una querela per diffamazione. Tuttavia, il procedimento penale è stato archiviato dal G.I.P. di Catania, che ha ritenuto l’espressione “un giudizio critico aspro e pungente, ma non un gratuito attacco denigratorio o lesivo della reputazione personale e professionale dell’Avvocato Giuseppe Lipera”. L’Avvocato Lipera ha dichiarato che questa decisione rappresenta un pericoloso precedente per la professione forense, rischiando di legittimare l’uso di linguaggi inappropriati e potenzialmente lesivi nei confronti di colleghi e magistrati. Secondo Lipera, “il diritto di critica non deve mai tradursi in un insulto gratuito” e il linguaggio utilizzato nei contesti legali dovrebbe sempre mantenere un livello di rispetto e decoro. Anche il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania ha espresso preoccupazione per l’accaduto, sottolineando l’importanza di rispettare il principio di continenza negli atti difensivi. E anche la Camera Penale Serafino Famà di Catania ha mostrato solidarietà all’Avvocato Lipera, definendo le parole rivolte al collega come “intollerabili”. La vicenda ha sollevato un ampio dibattito tra i professionisti del settore, evidenziando la necessità di preservare l’etica e la dignità della toga. Nel presentare il ricorso in Cassazione, l’Avvocato Lipera ha ribadito che la sua azione non mira a ottenere un risarcimento, tanto da dichiarare che, qualora la Corte accogliesse la sua richiesta, si costituirebbe parte civile chiedendo un risarcimento simbolico di un euro. “La mia battaglia – ha affermato – è per tutelare il decoro di tutti gli avvocati, nonché dei giudici e pubblici ministeri, affinché non si accetti l’idea che l’insulto possa essere una modalità legittima di critica”. Il Ricorso in Cassazione, tuttavia, è stato inspiegabilmente assegnato alla Settima Sezione Penale (i cui collegi si occupano di dichiarare inammissibili i ricorsi). Ciò nondimeno, il difensore dell’Avvocato Lipera, l’Avvocato Graziella Coco, ha depositato memorie per ottenere che la trattazione del caso venga trasferita fuori dalla Settima Sezione. Si attende ora il verdetto della Suprema Corte, la cui pronuncia, se favorevole, potrebbe rappresentare un importante punto di riferimento per l’intera comunità forense, ridefinendo i limiti del linguaggio e della critica nelle aule giudiziarie. Catania, 9 dicembre 2024, Avv. Graziella Coco.