LA LEGITTIMA DIFESA

La Legittima Difesa in Italia: un problema di leggi o di interpretazione? La questione della legittima difesa rappresenta oggi un tema assai controverso, situato all’incrocio tra il diritto alla sicurezza personale e il rispetto dei principi fondamentali di proporzionalità e giustizia. Il recente articolo di Bruno Ferraro (Presidente Aggiunto Onorario della Corte di Cassazione), pubblicato nella rubrica L’angolo della giustizia del quotidiano Libero, evidenzia in modo incisivo i limiti e le contraddizioni dell’attuale disciplina giuridica sulla legittima difesa in Italia, sollevando interrogativi di grande rilevanza. Ferraro parte da un dato di fatto ormai consolidato: la normativa ereditata dal codice Rocco appare sempre meno adeguata al contesto odierno. Il punto di maggiore criticità risiede nell’interpretazione della proporzionalità tra offesa e difesa, un principio che, se da un lato è essenziale per evitare eccessi punitivi, dall’altro può risultare punitivo verso chi si trova costretto a difendere la propria vita o la propria famiglia. È emblematico il caso, citato nell’articolo, di un uomo processato per aver ucciso un intruso nella propria abitazione, successivamente accusato di un uso sproporzionato della forza, come se i ladri o i rapinatori godessero di un’assicurazione per eventuali infortuni sul lavoro. Questo esempio sottolinea come la normativa, pur formalmente neutrale, sia spesso applicata in modo tale da mettere in discussione il diritto del cittadino a difendersi nella propria casa, trasformando la vittima in imputato. Questo approccio genera un senso di insicurezza diffusa e una percezione di ingiustizia, che rischiano di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Il diritto alla difesa deve essere garantito senza ambiguità, soprattutto quando si tratta di proteggere la propria vita o quella dei propri cari all’interno delle mura domestiche. La sicurezza della casa, tradizionalmente considerata un luogo assolutamente inviolabile, è messa in discussione da una crescente sensazione di vulnerabilità. La paura di ritorsioni giudiziarie, infatti, porta spesso le vittime di aggressioni a esitare nel difendersi, favorendo indirettamente chi viola la legge. Questa situazione si scontra fortemente con il principio costituzionale che garantisce la tutela della proprietà privata e della vita. In un contesto in cui i cittadini percepiscono di non essere sufficientemente protetti, la richiesta di una riforma normativa diventa inevitabile. È necessario, pertanto, trovare un equilibrio tra la tutela del cittadino aggredito e la garanzia di un’applicazione giusta della legge, che, non deve tradursi in una presunzione di colpevolezza verso chi si difende, ma in un riconoscimento del sacro diritto alla difesa. In molte situazioni, infatti, il tempo a disposizione per decidere come reagire è minimo: pretendere una razionalità assoluta appare irrealistico. L’atteggiamento da parte di certa magistratura, a volte, osteggia il diritto alla legittima difesa attraverso interpretazioni restrittive e punitive, oscurando il ruolo del Parlamento, unico potere legittimato a legiferare, che auspichiamo promuova riforme che bilancino le esigenze di sicurezza con il rispetto dei diritti fondamentali. Sentiamo una voce chiedersi: chi governa realmente su questi temi, il Parlamento o i giudici? Questo interrogativo riflette una tensione sempre più evidente tra potere legislativo e Autorità Giudiziaria (non definiamolo potere giudiziario), che rischia di compromettere la chiarezza normativa e la sua applicazione. L’obiettivo principale è trovare un equilibrio tra il diritto alla totale sicurezza e la proporzionalità della reazione, evitando che la giustizia diventi uno strumento di penalizzazione per chi si difende. Solo attraverso una riforma chiara e condivisa sarà possibile restituire ai cittadini la fiducia nelle istituzioni e garantire un’effettiva protezione dei loro diritti. Catania 23 nov. 24,

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