
Si avvicina il giorno della presentazione del mio secondo romanzo a Napoli e cresce la mia emozione . So che saranno con me tanti colleghi , i miei cugini che non vedo da tempo , tanti amici che ritroverò in un abbraccio a lungo desiderato . E ci sarà Sara che vi farà entrare nel suo mondo e nella sua vita ingiustamente lesa da un inganno crudele . Di seguito un passo del romanzo . Vi aspetto con gioia
«Amore, prima che io vada via devo dirti una cosa importante».
La luce della stanza era fioca, l’ambiente aveva un candore drammatico. Era lì da almeno due mesi, l’aveva vista spegnersi lentamente, provata da forti sofferenze. Per tre giorni aveva smesso di mangiare, era stata alimentata artificialmente, poi sembrava aver avuto un improvviso miglioramento, ora era peggiorata.
«Mamma, ti prego, me la dirai quando starai meglio».
«Ti prego, non interrompermi, sai che ho poco tempo. C’è una cosa che devi sapere».
«Mamma, io…» Le accarezzava il volto stanco, le sistemava i capelli, le sfiorava quelle dita esili solcate da sottili rughe orizzontali.
«Ascoltami. Io e tuo padre abbiamo vissuto per quarant’anni con questo peso nel cuore. Non posso più reggerlo, forse mi odierai per ciò che sto per dirti».
«Odiarti? Non potrei mai farlo».
Era impossibile immaginare la gravità di quell’afflizione. «Amore di mamma, tu sei felice?»
Riprese a parlare faticosamente.
«Perché me lo chiedi? Certo, lo sono».
«E non c’è niente che ti manchi?»
«Ti prego, non farmi domande complicate».
«Sara, io non ho molto tempo, ma tu, forse, puoi
recuperare il tempo perduto».
Sara non capiva.
«Promettimi che lo cercherai, che gli dirai che non volevo ,non sapevo, non lo avrei mai fatto se avessi saputo». «Mamma, ma cosa dici, chi devo cercare».
Il suono del monitor fu implacabile.
«Sto morendo, ti prego ricorda queste parole». «Mamma, chi devo cercare, dove, ti prego, dimmelo!» «Perdonami, perdona me e tuo padre, dimmi che mi perdonerai».
«Ti perdono, ti prego, spiegati…»
Il medico le fece segno di spostarsi. Poi, dopo qualche minuto che le sembrò interminabile: «Ha pochissimo tempo ma vuole parlarle ancora. Non l’affatichi».
Si riavvicinò.
«Ti perdono, mamma e perdono anche papà, qualsiasi cosa abbiate fatto».
«Il baule» rispose.
«Il baule? Quale baule?»
«In soffitta, nel baule, perdonami. Solo noi due sapevamo e la signora Ade…»
Poi arrivò il dolore che devasta l’anima e che non va mai via.