Uno scrittore che si autodefinisce “libero” e promulgatore dell’ideale del “maschio alfa” è stato censurato da Facebook e altre piattaforme per le sue idee maschiliste, misogine, antigender, no-vax, ecc. Premesso che la libertà di espressione va sempre tutelata, essa comporta comunque delle responsabilità: il diritto di esprimersi non deve mai ledere la dignità e il rispetto dovuti agli altri. La libertà di parola non può essere usata come scudo per diffondere odio, discriminazione o disinformazione.
Ho risposto, punto per punto, ai suoi pregiudizi:
1. “Maschio alfa” e gender insensatezze: L’idea del “maschio alfa” è un concetto ampiamente superato dalla scienza comportamentale e sociale. In natura, il comportamento sociale dei mammiferi è molto più complesso e collaborativo. La società moderna non dovrebbe essere basata su una gerarchia rigida, ma su un equilibrio che riconosce la diversità delle identità di genere e delle espressioni personali, promuovendo l’inclusione.
2. “Gender insensatezze e olimpiadi”: La partecipazione degli atleti transgender alle competizioni sportive è un tema complesso e ancora in evoluzione, ma non si tratta di “insensatezze”. Le istituzioni sportive stanno lavorando per trovare un equilibrio che garantisca equità e inclusione. È importante considerare la questione in modo scientifico e umano, senza cadere in generalizzazioni semplicistiche.
3. “Promiscuità e deviazione come stile di vita normale”: Qui sembra che ci sia un giudizio morale su stili di vita che si allontanano dalla visione tradizionale della famiglia o della sessualità. La promozione di una cultura inclusiva non implica che tutti debbano conformarsi a uno specifico stile di vita, ma che le persone dovrebbero avere il diritto di vivere come desiderano, finché non ledono i diritti altrui. Il concetto di “deviazione” è relativo e dipende da quale punto di vista culturale o morale lo si osserva.
4. “Pronomi”: L’uso dei pronomi che rispettano l’identità di genere non è un’assurdità, ma una forma di rispetto per le persone. Non riguarda solo la lingua, ma il riconoscimento della dignità individuale. La lingua evolve nel tempo per adattarsi ai cambiamenti culturali e sociali, e l’uso dei pronomi è parte di questo processo.
5. “Quote rosa e merito”: Le quote rosa non servono a togliere spazio al merito, ma a correggere una disuguaglianza strutturale storica che ha spesso escluso le donne dai ruoli di potere e di prestigio. Le quote sono temporanee e servono a creare un ambiente dove, una volta raggiunta una parità reale, il merito sia davvero il solo criterio di valutazione.
6. “Femminismo esagerato che demonizza il maschio”: Il femminismo non demonizza gli uomini, ma critica le strutture di potere patriarcali che hanno storicamente oppresso donne, persone non binarie e, in certi casi, anche uomini. È un movimento che cerca l’uguaglianza di genere, non la supremazia di un genere sull’altro. Esistono sicuramente eccessi in ogni movimento, ma ridurre tutto il femminismo a un attacco agli uomini è una distorsione della realtà.
7. “Narrative ufficiali su COVID e Ucraina”: Le teorie del complotto possono essere affascinanti per chi cerca risposte semplici a questioni complesse. Tuttavia, è importante basarsi su fatti verificabili, studi scientifici e analisi indipendenti. Ridurre questioni complesse come una pandemia globale o una guerra a “balle ufficiali” non rende giustizia alla sofferenza e alle difficoltà vissute dalle persone coinvolte.