PRECISAZIONE delle CONCLUSIONI e RINUNCIA IMPLICITA

La mancata riproposizione di una domanda in sede di precisazione delle conclusioni è sufficiente a far ritenere la domanda medesima implicitamente rinunciata? La giurisprudenza di legittimità, rispondendo a tale quesito con recentissima decisione (n. 23719 del 4.9.2024, III^ sez.) si colloca in linea di ideale continuità con il proprio precedente e consolidato orientamento, e nega che sola condotta processuale della parte, come innanzi descritta, possa venire ricostruita come implicita ma univoca rinuncia ad una determinata domanda. Fulcro della decisione è la (ri) affermazione del principio per il quale la sola mancata riproposizione della domanda in sede di precisazione delle conclusioni non può far ritenere, di per sé, rinunciata una determinata domanda, perché il giudice di merito, per addivenire ad una simile statuizione, non potrà fondarsi sulla sola mancata riproposizione, bensì dovrà procedere ad una duplice valutazione, relativa ai seguenti elementi: i) la condotta processuale complessiva della parte che tale domanda aveva formulato; ii) la sussistenza o meno di un intenso collegamento tra la domanda non riproposta e quelle, invece, esplicitamente reiterate, poiché è solo all’esito della verifica dei suddetti elementi che il giudice potrà accertare la reale volontà della parte di coltivare o meno la domanda non espressamente riproposta. Allora, è senza dubbio condivisibile la conclusione della Corte per la quale, ove si sia in presenza della sola mancata riproposizione, in sede di precisazione delle conclusioni, di una determinata domanda, e dall’istruttoria non emergano altri elementi, riconducibili alla condotta della parte che tale domanda ha formulato – anche in relazione ai connotati oggettivi della domanda medesimi ed ai rapporti tra la stessa ed altre domande eventualmente proposte nel medesimo processo- idonei a suffragare la tesi della rinuncia, tale domanda è indiscutibilmente da ritenersi (ancora) valida ed attuale, pienamente idonea a determinare la persistenza del dovere decisorio del giudice su di essa, ex art. 112 c.p.c. Ancora una volta, allora, la S.C. sottolinea la centralità e l’importanza del potere/dovere del giudice di interpretare la domanda, il cui corretto esercizio, indubbiamente, si rivela di fondamentale importanza, oltre che per la giustizia del caso concreto, anche per il perseguimento di una finalità di interesse pubblico, ovvero quella, se non di evitare, quantomeno di contenere entro limiti fisiologici l’aumento del contenzioso, viste le risorse limitate del sistema Giustizia…

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Redazione

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