LETTERA DI UNA RIFUGIATA A MATTARELLA

Signor Presidente, mi chiamo Maysoon Majidi, sono una cittadina curdo-iraniana fuggita dal mio paese in cerca di libertà e sicurezza. Mi rivolgo a Lei, presidente della Repubblica italiana, e al popolo italiano con la speranza che la mia voce venga ascoltata e che la mia situazione venga risolta con giustizia e umanità. Dopo anni di lotta per i diritti umani e per la libertà delle donne e di tutto il mio popolo in Iran, la mia vita è stata messa in grave pericolo. Le persecuzioni e le minacce incessanti attuate dal regime iraniano mi hanno costretta a lasciare la mia terra natale e per farlo la mia famiglia e io abbiamo dovuto affrontare spese ingenti che, per fortuna e con grandi sacrifici, siamo riusciti a sostenere. Purtroppo, al mio arrivo sulle coste italiane in condizioni drammatiche, sono stata subito arrestata, portata a Crotone e attualmente mi trovo detenuta nel carcere di Reggio Calabria, con l’accusa, tanto assurda quanto infamante, di essere addirittura una scafista. Fuggita da un regime oppressivo per cercare protezione mi trovo ora privata della libertà in un paese che speravo potesse essere il mio rifugio sicuro. Ogni doloroso giorno che passo in prigione, la mia speranza si affievolisce ma la mia determinazione a lottare per la giustizia e per la libertà rimane intatta. Il mio arresto e la mia detenzione credo siano non solo un’ingiustizia, ma un’ombra sulla tutela di quei diritti umani che l’Italia ha sempre affermato. La mia attività in Iran è stata volta costantemente alla promozione della pace e della libertà e il mio unico “crimine” è stato quello di lottare contro ingiustizie e violenza che colpiscono, in particolare, le donne. Sono ora accusata di aver agito da scafista sulla base di alcune dichiarazioni, forse mal interpretate, rilasciate da due testimoni all’autorità giudiziaria (e smentite, peraltro, dagli stessi) mentre sono solo una delle persone migranti e richiedenti asilo che come me fuggono da situazioni di acuta sofferenza. Chiedo con tutto il cuore a Lei, presidente della Repubblica italiana e a tutte le autorità competenti di interessarsi a quanto mi sta accadendo per garantire, in attesa di un giudizio che spero sarà di completa assoluzione, che la mia detenzione possa essere fin da subito trasformata in libertà provvisoria o in una forma di detenzione alternativa, avendo già la disponibilità di una associazione di Crotone, per la mia presa in carico. Sono venuta in Europa con la speranza di trovare una nuova casa e una nuova vita in una nazione in cui diritti umani, libertà e dignità dell’individuo hanno un valore. Vi prego di non lasciarmi sola. La vostra azione può fare la differenza tra la speranza e la disperazione, tra la libertà e la prigionia.

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