LE LETTURE CONSIGLIATE

Oggi vi consiglio la lettura del il volume “Cosa significa essere umani? Corpo cervello e relazione per vivere il presente” di Gallese e Morelli in cui gli autori propongono una nuova visione dell’essere umano, basata sull’intreccio di tre elementi fondamentali: corpo, cervello e relazione che trascende il concetto di individuo, rivelandoci la natura interconnessa del nostro essere. “Non più semplici “io”, ma “noi”; non solo individui, ma condividui immersi in una rete di relazioni”. Il corpo inteso, non solo contenitore della mente, diventa protagonista del nostro essere, fonte di conoscenza e azione. Gli autori sostengono che la nostra esperienza del mondo e la nostra identità siano profondamente radicate nella nostra corporeità e nelle nostre relazioni con gli altri. In particolare, il corpo non è solo un contenitore per la mente, ma è parte integrante di chi siamo; attraverso il corpo percepiamo il mondo, ci muoviamo e interagiamo con gli altri. I neuroni specchio, un tipo speciale di cellule cerebrali, ci permettono di simulare le azioni e le emozioni degli altri, creando una base per l’empatia e la comprensione reciproca. Il cervello invece non è un organo statico, ma è in continua evoluzione e plastilità. Le nostre esperienze e le nostre relazioni modellano il nostro cervello, e viceversa. Infine, non siamo esseri isolati, ma siamo immersi in una rete di relazioni; fin dalla nascita infatti, siamo dipendenti dalle cure degli altri per sopravvivere e prosperare e le nostre relazioni ci formano e ci definiscono pertanto, per vivere pienamente la nostra vita, dobbiamo essere in grado di connetterci con il nostro corpo, il nostro cervello e le nostre relazioni nel presente. Questo significa essere consapevoli delle nostre sensazioni corporee, dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, e di essere presenti nelle nostre interazioni con gli altri. La visione degli autori supera il dualismo mente-corpo che ha dominato la filosofia occidentale per secoli; essi sostengono che mente e corpo non sono separati ma sono profondamente intrecciati e che le stesse dinamiche di base che ci portano alla cooperazione e alla solidarietà possono portarci all’aggressività distruttiva e all’antagonismo. La nostra vivibilità dipende dai limiti delle nostre scelte; abbiamo considerato finora le risorse disponibili con un atteggiamento e spesso distruttivo, interrogarsi sulle ragioni che ci hanno indotto a considerare illimitate le risorse da cui dipendiamo, vuol dire considerare le nostre resistenze al cambiamento e la nostra propensione a negare gli effetti delle nostre azioni quando risultano controintuitivi. Secondo gli autori “nel lavoro, nella cura, nell’educazione, nella politica, nelle relazioni della vita quotidiana, avere un’idea più appropriata di chi siamo può aiutarci a scegliere modi di vivere le relazioni più corrispondenti alla nostra storia evolutiva per approcciare in modo più adeguato ai cambiamenti tecnologico in atto”.

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REDAZIONE

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