VIOLENZA OGGI COME NELL’ARTE DEL PASSATO

‘Roma, ragazza di vent’anni narcotizzata e violentata da due uomini conosciuti su Instagram. Aveva accettato di incontrarli per un aperitivo.’ Questa è la notizia che ritrae l’ennesimo fallimento della società, l’ennesima violenza. Una giovane ragazza di vent’anni che cade nella trappola di due uomini il cui ego impone di mostrare la virilità tramite un orrendo stupro. Eppure, sebbene cresca sempre più il timore di essere donne in una realtà così insensibile, si nota una sempre minore propensione al cambiamento. La violenza contro le donne è un fenomeno persistente che solo nel 2023 ha portato a 13793 chiamate alle forze dell’ordine per ‘violenza domestica o di genere’. Dati spaventosi in costante crescita. Notizie quotidiane di donne molestate in strada, catcalling su giovani ragazze ed abusi nelle scuole rappresentano le più recenti dimostrazioni di una società sull’orlo del precipizio. Eppure, la violenza sulle donne ha sempre fatto parte della società venendo spesso anche ritratta in famose opere d’arte, forse -chissà- per mettere in luce le falle sociali già presenti all’epoca. Tra tante, ‘Susanna e i vecchioni’ è uno dei dipinti più conosciuti relativi alla violenza di genere. Opera del 1610, Artemisia Gentileschi ritrae una giovane donna intenta ad un bagno nei propri giardini, quando due uomini -amici del marito- si avvicinano a lei per compiere esplicite richieste sessuali. Al suo immediato rifiuto, viene minacciata con la speranza che le intimidazioni potessero portare agli uomini ciò che desideravano, senza però avere la meglio. Dall’ennesimo diniego, infatti, scaturì la loro rabbia. Nella storia, viene raccontata la successiva accusa di adulterio fatta dai due molestatori nei confronti della giovane donna, a cui corrispondeva -al tempo- la pena della lapidazione. Da nessuno creduta, venne infine salvata dal profeta Daniele, la cui completa narrazione è riportata nell’Antico Testamento. Il viso della donna si presenta particolarmente espressivo, ritraendo stupore e timore al tempo stesso. Uno dei due uomini, invece, viene rappresentato con il dito sulla bocca per indicare il silenzio imposto alla giovane. Nonostante sia un semplice quadro, la storia di Susanna è la storia di molte donne dell’epoca passata e di quella attuale, anche della stessa Artemisia. L’artista, infatti, subì uno stupro da parte di un amico del padre, racconto che fu oggetto di tortura psicologica in tribunale poiché, al tempo sottovalutate, le violenze di genere non rappresentavano un reato. Quella che oggi è considerata ‘vittimizzazione secondaria’, dunque, all’epoca era semplice quotidianità. Altrettanto manifesto, è il dissenso ne ‘il Ratto di Proserpina’ di Gianlorenzo Bernini. Creata con l’utilizzo del marmo di Carrara nel 1621-1622, la sua popolarità si deve ai minuziosi dettagli scultorei. La storia che si nasconde dietro a questa scultura vede Proserpina come protagonista, giovane Dea della prosperità della terra. Rapita da Plutone, Dio dei morti, venne portata al di là dell’Acheronte, costretta ad una vita che non desiderava. L’opera ritrae l’attimo del rapimento, curando nei minimi dettagli la mano di Plutone sulla coscia della donna, la cui presa sembra ben rappresentare il tentativo di quest’ultima di fuggire. Dalla gestualità della donna, infatti, traspare la sua richiesta d’aiuto dovuta alla consapevolezza di non poter avere la meglio sulla forza dell’uomo. Estremamente realista, si può percepire la stretta impiegata per trattenere il corpo della giovane la cui espressività non passa inosservata. Nonostante siano passati molti anni da queste opere, le storie non si presentano poi così differenti, obbligando le donne ad avere timore di girare da sole, di uscire in ore tarde o di essere seguite quando sole per strada. Alle nuove generazioni non viene più insegnato a non accettare le caramelle dagli sconosciuti, ma a non credere ad un ‘sono un amico dei tuoi genitori, mi hanno detto di portarti a casa’. Le raccomandazioni sono cambiate per conformarsi ai pericoli del giorno d’oggi, diventando pane quotidiano di bambini troppo piccoli per rendersi conto di ciò che li circonda. Ci ritroviamo in una realtà deforme. Appare a tratti all’altezza ed a tratti sul letto di un precipizio, coperti dal buio più profondo.

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REDAZIONE

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