
Ripubblico articolo già da me pubblicato nel 2017.
La legge elettorale – relatore di maggioranza Emanuele Fiano (PD) – passata all’esame del parlamento, conosciuta ai più come Rosatellum bis, prevede l’assegnazione dei seggi con un sistema misto. Sia alla camera che al senato con il sistema maggioritario basato su collegi uninominali saranno assegnati il 36% dei seggi. Il restante 64% sarà assegnato con il sistema proporzionale . Le firme necessarie per la presentazione delle liste, si riducono e, passano a 750. Agli elettori verrà consegnata un’unica scheda in cui troveranno il candidato del collegio con tutti i simboli dei partiti che lo sostengono. Si potrà votare tracciando un unico segno o sul candidato o, sul partito. Qualora un elettore votasse per uno dei partiti della coalizione, il voto sarebbe attribuito anche al candidato al collegio uninominale; se il voto fosse assegnato solo al candidato, non scatterebbe alcuna preferenza ai singoli partiti, ma il voto sarebbe attribuito proporzionalmente ai partiti che lo sostengono. Non sarà possibile votare per un partito e un candidato di differenti schieramenti ovvero No voto disgiunto. Così come non sarà possibile indicare preferenze nella scelta dei candidati nel listino proporzionale. Prevista una speciale scheda “anti frode”, dotata di un tagliando rimovibile con numero progressivo che verrebbe staccato solo al momento dell’inserimento nell’urna e, questo per evitare le cd. “schede ballerine”. La soglia di sbarramento unica – su base nazionale sia camera che senato – 3% per le liste e al 10% per le coalizione. Per il raggiungimento della soglia del 10%, non conteranno i voti delle liste civetta, cioè quelle che non raggiungeranno almeno l’1% dei consensi. Ci si potrà candidarsi in un collegio uninominale e fino a 5 collegi plurinominali. Bocciata in commissione Affari costituzionali alla Camera, la norma che impedisce la presentazione di una lista elettorale guidata da un capo in candidabile. Con Rosatellum bis per ottenere la maggioranza di seggi sia alla Camera sia al Senato serve almeno il 43% dei voti. Se non anche il 44-45%…