GIUSTIZIA O GIUSTIZIALISMO? di Giuseppa NastaJa AZZARELLO

“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”

Premessa: non nutro nessun sentimento di empatia nei confronti di un carnefice che tale è, e tale resterà anche tra 20 anni, una volta espiata la sua pena.  “Vogliamo giustizia”, ma la verità è che non c’è nessuna giustizia di fronte ad una vita spezzata, come quella di Giulia Cecchettin.  Se si crede che la giustizia consista nel punire il colpevole, dargli tre ergastoli e “lasciare che marcisca in carcere”, si commette un errore.  Pensare che il carcere a vita possa rendere giustizia a quella vita che ormai non tornerà, è folle. Magari fosse così facile. Magari per la famiglia di Giulia la soddisfazione risieda semplicemente nel sentir condannare Filippo al carcere perpetuo. Magari una sentenza di condanna possa alleviare quell’incolmabile ed incomprensibile dolore di un genitore, e consentire a Giulia di tornare di nuovo qui. La “giustizia” non è accanirsi contro l’omicida di turno. Se siete capaci di condannare una persona a morte (perché questo è l’ergastolo ostativo, una condanna a non vivere), non siete molto lontani dal carnefice che criticate. Certo, la pena ha anche una funzione afflittiva, ma non è questo il suo scopo primario. Occorre ricordare che la funzione principale della pena è la risocializzazione del reo: letteralmente il “reinserimento-nella società”. Giustizia è quindi, a mio avviso, indicare ciò che è necessario ai fini del corretto funzionamento della società, tralasciando gli interessi individuali dei singoli e prediligendo quelli della collettività. La collettività ha bisogno di una società che funzioni (per questo come diceva Kelsen, “la felicità sociale si chiama giustizia”).  E per fare questo non si può pensare di eliminare di volta in volta tutti coloro che si discostano dalla legge. Sarebbe impossibile, inutile. D’altronde la criminalità è la costante più costante dei tempi, e non sparirà.  Occorre invece intervenire nel profondo, analizzare le radici del problema, scuoterle, sradicarle, re-indirizzarle. C’è bisogno di trattamenti punitivi adeguati, proporzionati, effettivi, che consentano (un giorno sicuramente lontano) il reinserimento sociale, non l’eliminazione.

Giuseppa Nastaja Azzarello: Avvocato di madrelingua Italo-spagnolo | Studi internazionali in materia di diritto internazionale privato ed arbitrato commerciale internazionale. Laureata con voti 110/110 con lode presso la facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli ed ha altresì studiato presso l’Universidad de Derecho de Valladolid (ES) e alla St. Peter School of Canterbury (UK). Tesi in materia di diritto internazionale privato ed arbitrato commerciale internazionale ed ha svolto la pratica forense in materie civilistiche, occupandosi prevalentemente di contenzioso giudiziale e stragiudiziale, mediazione e ADR, recupero coattivo del credito, diritto societario, privacy e concorrenza. Ha svolto un tirocinio formativo presto il Tribunale di Sorveglianza di Napoli, affiancando il Magistrato Dr. Valeria Beneduce, ed un corso post laurea di perfezionamento degli studi in materia civile, penale ed amministrativa, tenuto dal Consigliere di Stato Magistrato Marco Fratini. Ha frequentato il Liceo Classico con indirizzo Linguistico e, completando alcuni studi internazionali ed esperienze formative all’estero, gode di una conoscenza professionale della lingua inglese, spagnola e francese.

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